La Nuova Sardegna

Olbia

La Gallura diffidente sulla Riforma

La Gallura diffidente sulla Riforma

Stamane scade il termine per gli emendamenti. «Non ci sono certezze sul nuovo schema amministrativo né sui tempi»

15 dicembre 2015
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Non si fidano i sindaci della Gallura. Valuteranno stamane se il testo di riforma degli Enti locali sarà rispettoso delle attese del territorio oppure no. Alle dieci scade il termine per la presentazione degli emendamenti. L’Anci, a conclusione dell’assemblea di Abbasanta, il 9 dicembre, aveva chiesto all’assessore Cristiano Erriu la trasmissione dei documenti «per verificare la congruenza degli accordi intercorsi» nell’occasione, ossia che il Disegno di legge prenda forma su due pilastri: la cancellazione effettiva di tutte le province attuali e una scansione precisa dei tempi di transizione e istituzione delle nuove forme amministrative. «Ma finora né la giunta né il consiglio regionale lo hanno fatto», ha confermato il presidente dell’associazione dei Comuni sardi Pier Sandro Scano con una nota inviata di primo mattino, ieri, ai colleghi capi delle amministrazioni comunali dell’isola. «Noi siamo esattamente dello stesso avviso», sancisce Antonio Satta (sindaco di Padru e coordinatore dei presidenti delle Unioni dei Comuni), riassumendo il parere unanime dei sindaci galluresi riuniti per fare il punto della situazione a ventiquatt’ore dalla scadenza.

Diffidenza a due tacche, quella della Gallura. Per un verso si teme che il testo conclusivo al quale lavorava ieri il relatore di maggioranza Roberto Deriu del Pd, abbia una percentuale molto bassa di sensibilità alle istanze dei Comuni e del territorio, per l’altro che la riforma sia destinata a una lunga vita d’incertezza. «Il principio deve essere che tutte le otto province devono scomparire – taglia corto Gianni Giovannelli – sindaco di Olbia – . Gli orientamenti che si leggono ora nel testo danno il segno del rinvio, della non decisione, della contrarietà ai territori. Se non accolgono i temi indicati dai sindaci sarà guerra all’arma bianca».

Di questa traccia l’assemblea ha dato mandato di rappresentanza ai tre consiglieri regionali della Gallura, del resto convinti anch’essi delle stesse valutazioni.

«Non sarà una riforma transitoria», è la certezza di Giuseppe Meloni, consigliere regionale del Pd e sindaco di Loiri, non esattamente soddisfatto dell’atteggiamento prevalente nel suo stesso partito. Spiega anche perché: «Occorre parlare del “dopo” e se non se ne parla vuol dire che la Gallura finirà in posizione subordinata a Sassari. Noi non vogliamo essere la riserva indiana di Sassari». Pessimista per il futuro anche Giuseppe Fasolino, consigliere regionale di Forza Italia e sindaco di Golfo Aranci: «Non sarà più la Sardegna che è, verrà spogliata dalle piccole realtà amministrative. Sarà un dramma per i territori, se non ci fermiano». Ora si tratta di capire le modifiche al testo, dice il sindaco di Santa Teresa di Gallura Stefano Pisciottu.

La Gallura punta al riconoscimento delle proprie peculiarità, quelle della cornice territoriale e quelle specifiche dei centri, come ha spiegato il sindaco di La Maddalena Luca Montella. Annuncia un emendamento specifico sul ruolo delle isole il consigliere regionale Pierfranco Zanchetta (Cps-Upc), anche lui di La Maddalena, che incalza: «Non possiamo accettare elemosine con riconoscimenti amministrativi vuoti di significato». «Finora tutto è nebuloso», ribadisceil sindaco di Berchidda Andrea Nieddu.

Quale può essere la via d’uscità accettabile della legge? Il percorso indicato dal sindaco di Oschiri Piero Sircana è rivelatore: «Parliamo con Nuoro e Sassari per capire e andare avanti». Comunque evitando, è l’appello di Antonio Satta, lo smantellamento dei piccoli Comuni. (gpm)

©RIPRODUZIONE RISERVATA

In Primo Piano
L’intervista

Giuseppe Mascia: «Cultura e dialogo con la città, riscriviamo il ruolo di Sassari»

di Giovanni Bua
Le nostre iniziative