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Olbia, processo a 8 medici per omicidio colposo: il reato è prescritto

L'ospedale Giovanni Paolo II
L'ospedale Giovanni Paolo II

Otto anni fa la morte di un pensionato al Giovanni Paolo II L’inchiesta era stata avviata dopo la denuncia dei familiari

29 luglio 2015
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OLBIA. Dopo otto lunghi anni ieri mattina in tribunale, a Tempio, si è concluso con la dichiarazione di prescrizione del reato il processo a un’intera equipe medica dell’ospedale Giovanni Poalo II di Olbia. In tutto otto medici accusati di omicidio colposo per la morte di Bachisio Giuseppe Enne, pensionato di Bolotana, avvenuta nell’ottobre del 2007. Si tratta di Massimiliano Coppola, 43 anni di Sassari, Fedele Tola, 53 anni di Ozieri, Antonio Pintus, 61 anni di Bonorva, Vincenzo Eremita, 65 anni di Monopoli, Maria Cristiana Sotgiu, 41 anni di Sassari, Marianna Messina, anestesista di 50 anni originaria di Avellino. Tutti assistiti in giudizio dagli avvocati Angelo Merlini, Domenico Putzolu e Giovanni Azzena.

L’uomo era deceduto in ospedale per una pancreatite acuta. Secondo l’accusa, i medici – otto tra chirurghi, internisti e anestesisti all’epoca dei fatti in servizio nell'ospedale olbiese – avrebbero impiegato una decina di giorni per capire di quale malattia fosse affetto il pensionato e quando sono intervenuti non c'era più nulla da fare. Giuseppe Bachisio Enne era stato ricoverato in ospedale a causa di dolorose coliche addominali. I primi accertamenti medici furono eseguiti diversi giorni dopo il ricovero, mentre le condizioni del paziente, ora dopo ora, peggioravano. Il 30 settembre l'uomo perse conoscenza e fu trasferito nel reparto di rianimazione, dove l'anestesista, dopo aver ripristinato parzialmente i parametri vitali, disse ai colleghi di intervenire chirurgicamente. Il danno però era ormai fatto, irreparabile. L'uomo, infatti, affetto da una pancreatite acuta scambiata per una occlusione intestinale, aveva le pareti intestinali già interessate dal processo di necrosi, una irreversibile patologia che lo portò alla morte.Un dramma che aveva sconvolto i familiari che chiesero alla Asl i risultati dell'accertamento sulle cause che avevano portato l'uomo alla morte. Un responso in netto contrasto con quanto, sino ad allora, era stato dichiarato sulle condizioni cliniche del pensionato. Da qui le denuuncie e la costituzione di parte civile dei familiari – la vedova e le tre figlie del pensionato – nei confronti dei presunti responsabili di quel decesso colposo.

L'inchiesta giudiziaria era stata portata avanti dall’allora sostituto procuratore di Tempio Riccardo Rossi, al quale si erano rivolti i familiari del pensionato di Bolotana. Nel corso dell’inchiesta e anche durante il processo i medici, assistiti dai loro difensori , si sono sempre dichiarati del tutto estranei al presunto caso di malasanità, e restano in attesa delle decisioni dei magistrati. Adesso l’epilogo con la dichiarazione di prescrizione del reato. (red.ol.)

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