La Nuova Sardegna

Olbia

Oschiri, lo storico torronaio chiude bottega

di Giuseppe Mattioli

Dopo tre secoli di tradizione cala il sipario sul laboratorio artigianale della famiglia Corveddu

27 luglio 2015
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OSCHIRI. Dopo tre secoli di tradizione, cala il sipario su una storica impresa artigiana sarda. Filippo Corveddu, erede di una famiglia di torronai di origini pattadesi, ma oschirese d'adozione, rassegnato per come vanno le cose, ha dovuto abbassare la serranda. Sulla vetrata del suo ormai ex laboratorio, in una delle vie principali di Oschiri, campeggia un grande cartello con su scritto “chiuso per cessata attività”. «Da quando ero bambino – afferma con un filo di malinconia – ho fatto il torronaio, fra sacrifici e privazioni, mosso da una grande passione, trasmessami dalla mia famiglia, seguendo le orme degli avi». Primo dei quali Antonio Filippo Corveddu. Lo si deduce da una carta d'identità del trisavolo, esposta con orgoglio a una parete della bottega, risalente al 1867. Nella parte riservata alla professione vi è scritto proprio torronaio. «Allora bastava produrre dell'ottimo torrone, della qualità la mia famiglia ne aveva fatto un punto d’orgoglio: i miei avi andavano per feste, piazzavano l'umile bancarella e vendevano il torrone – racconta –. Oggi non è più così, i costi dei prodotti sono lievitati. Sino agli anni '70 potevo far affidamento sulle mandorle di Siniscola e il miele di Villaputzu e Oristano che mi permettevano di preparare un'antica ricetta la cui formula custodisce gelosamente e che i vecchi continuano a richiedermi. Ora ci si rivolge ai mercati esteri. E poi – sottolinea – come si fa a rilanciare una piccola azienda artigiana con una simile burocrazia, leggi severe e un'esasperata pressione fiscale che incidono pesantemente sui bilanci e scoraggiano anche le nuove generazioni? E pensare che potevo fare affidamento su una vasta clientela sia in Italia che all'estero, dalla Francia alla Germania».

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