La Nuova Sardegna

Olbia

Il miracolo gospel di Tempio, emozioni in carcere

di Angelo Mavuli
L'esibizione gospel dentro il carcere di Nuchis
L'esibizione gospel dentro il carcere di Nuchis

Grande successo del concerto a Nuchis. La gioia di un detenuto nell’abbraccio con il proprio figlio

30 giugno 2015
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TEMPIO. Il seminario sui canti Gospel, svolto nella casa di reclusione di Nuchis dal grande D Knagui Giddins, organizzato dal direttore Carla Ciavarella, e conclusosi nella notte del 28 giugno con un concerto del Popular Voices Gospel and band di Telti, arricchito dall’esibizione dello stesso Knagui Giddins, sarà iscritto negli annali del carcere come uno dei momenti più alti vissuto finora all’interno dell’istituto nuchese. Non solo per la riconosciuta capacità canora e interpretativa del predicatore texano, e del Popular Voices gospel and band di Telti, (arricchito anche dalle voci di una trentina di detenuti, ormai bravissimi dopo due anni di scuola di canto gospel), ma anche per le emozioni che ogni singolo brano interpretato, ogni parola di illustrazione e ogni intervento hanno saputo suscitare nel pubblico numerosissimo e insolito, se si considera che si era all’interno del carcere.

Fra gli spettatori il vescovo di Tempio monsignor Sebastiano Sanguinetti, il vicesindaco di Tempio Anna Paola Aisoni, l’assessore ai Servizi sociali Alessandra Amic, la delegata alle frazioni Aurora Careddu e diversi sindaci del territorio.

Il concerto, presentato da Alessandro Achenza su un palco allestito dal Comune, si è svolto nella “area verde” del carcere che divide la struttura amministrativa e dei vari servizi dall’ala riservata ai detenuti. Una scelta ottimale dove i protagonisti di “dentro” (mai stati così liberi come il 28 giugno) e i protagonisti di “fuori” ( prigionieri della loro curiosità in alcuni casi quasi morbosa), hanno potuto godere a loro piacimento di quello che il vescovo ha chiamato “Il Miracolo del Gospel”. E “miracoli”, in quell’area, se ne sono visti tanti. Il più bello, il più commovente in assoluto, l’incontro “quasi fortuito” in mezzo alla gente fra un carcerato, la moglie e il proprio figlio di cinque anni che stringendolo forte non credeva ai propri occhi nel vedere il padre sorridere e muoversi da uomo libero fra tanta gente.

Alla fine la gratificazione agli organizzatori dell’evento, alla direzione, alla polizia penitenziaria, agli educatori( bravissimi e stimati), agli operatori volontari, arriva da Michele un carcerato che ha chiesto ed ottenuto di parlare. «Cantare in questo modo - ha detto - mi gratifica, mi appaga e mi dona una pace interiore che mai avrei potuto immaginare da quando ho cominciato a contare i giorni che mi separano dalla mia libertà. Grazie».

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