La Nuova Sardegna

Olbia

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In salvo clochard rifugiato in un tugurio

Antonello Palmas
Il rifugio del clochard (foto Gavino Sanna)
Il rifugio del clochard (foto Gavino Sanna)

In piazza Sant’Antonio i servizi sociali e la polizia locale trovano un romeno immobilizzato e nel degrado più assoluto

17 dicembre 2014
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OLBIA. L’Olbia che nessuno vorrebbe vedere era nascosta pudicamente dietro quella fragile porta in lamiera in piazza Sant’Antonio, a pochi metri dal centralissimo e trafficatissimo corso Vittorio Veneto. Ieri pomeriggio i servizi sociali del Comune in collaborazione con la polizia locale hanno di fatto salvato un clochard romeno, sessantenne, che viveva (se così si può dire) in condizioni subumane dentro un casotto di Abbanoa trasformato in una cloaca.

L’uomo, malato e ormai incapace di muoversi, stava sdraiato su un mucchio di materassi, immersi nell’urina, dato che l’uomo non riusciva ormai più nemmeno a utilizzare il secchio. Una sorta di cella di tre metri per due, nella quale non si può stare in piedi senza sbattere la testa, nella quale erano ammassati rifiuti di tutti i tipi. L’odore nauseante rende impossibile avvicinarsi anche a diversi metri di distanza dalla porta d’ingresso. Eppure lì il poveretto ha passato diversi mesi e le ultime due settimane senza mai uscire per nutrirsi. È l’ennesimo caso che riguarda i cosiddetti “invisibili”, persone che sopravvivono adattandosi a dormire dove capita, in alcuni casi nemmeno conosciuti dai servizi sociali, come in questo caso. È emerso che il romeno, con seri problemi alla vista, si procurava da vivere tenendo in ordine la statua di Sant’Antonio presso la quale i fedeli si fermano per una preghiera e che lo premiavano con qualche moneta. Ma l’acuirsi dei dolori a una gamba, colpa di una frattura mal curata, l’hanno tolto dalla circolazione.

«Da un paio di settimane nessuno l’aveva più visto – racconta l’assessore ai servizi sociali, Rino Piccinnu – , solo una persona si è messa il problema della sua sorte e lo ha trovato nel suo rifugio, segnalandoci la situazione. Abbiamo chiamato la polizia locale». Dall’antro è emerso il fantasma di un uomo, reso irriconoscibile dalla sofferenza, sporco all’inverosimile. «Abbiamo chiamato Agorà, che gestisce le case di accoglienza, dove gli è stato trovato un letto; l’abbiamo fatto ripulire e rifocillare. Ora ci preoccupiamo di curarlo e cercheremo di capire se ha parenti in Romania, in previsione di un rimpatrio».

L’uomo ha collaborato con chi lo voleva aiutare, ha raccontato di essere in città da diversi anni, ma di non aver più potuto lavorare per i problemi fisici, finendo a vivere in quel modo. E ha avuto una crisi di pianto nel ripercorrere le tappe del suo personale degrado. L’uomo sarebbe certamente morto entro breve, o per il freddo, o per la malnutrizione e le malattie. Il comandante della polizia locale, Gianni Serra ricorda che questo è all’incirca il ventesimo intervento simile dall’inizio dell’estate «ma questa è la situazione in assoluto più impressionante».

Oggi il casotto della vergogna verrà trattato dalla De Vizia per ripulirlo a fondo, quindi si chiederà ad Abbanoa di chiuderlo in maniera efficace, perché non torni a essere un rifugio per disperati. Resta l’amarezza per una situazione che pure era sotto gli occhi di tanti che frequentano la piazza e e che sicuramente hanno finto di non vedere.

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