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Gli scavi di San Simplicio come un museo all’aperto

di Alessandro Pirina
Gli scavi di San Simplicio come un museo all’aperto

Al via i lavori per valorizzare i reperti archeologici scoperti nell’area della basilica Dalla prossima primavera si potranno ammirare tombe, anfore, monete e gioielli

27 novembre 2014
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OLBIA. La città antica rivivrà sottoterra. Dalla primavera sarà possibile andare alla scoperta del passato di Olbia sotto la piazza di San Simplicio. Duemila anni di storia in mille metri quadri. Dall’epoca fenicia fino a quella giudicale, passando per le fasi greca, punica, romana e altomedioevale.

Sono cominciati nelle scorse settimane i lavori per la valorizzazione del sito archeologico venuto alla luce durante la riqualificazione dell’area di San Simplicio e la realizzazione dell'Urban center. Uno scavo, eseguito dall’impresa Gedi e diretto dalla Soprintendenza per i beni archeologici, che racconta la storia del sito dalla prima frequentazione umana fino all’età giudicale, riflettendo fedelmente l’intera sequenza storica della città di Olbia. Durante i lavori sono riemerse 450 tombe e strutture murarie di vario genere, oltre a migliaia di brocche, anfore, utensili, gioielli. Una scoperta che all’epoca costrinse l’impresa, in accordo con la Soprintendenza e il Comune, a spostare il parcheggio sotterraneo di 12 metri verso via Gabriele D’Annunzio.

«Sapevamo di trovarci in un’area particolarmente sensibile – racconta il sindaco Gianni Giovannelli –. Ed eravamo terrorizzati dalla certezza di trovare reperti. Olbia è una miniera inesauribile di tesori. Fortunatamente abbiamo avuto a che fare con una persona come Rubens D’Oriano, che ha fatto in modo che i lavori dell’impresa e gli scavi archeologici potessero andare di pari passo». E così nel maggio 2013 la nuova piazza di San Simplicio ha visto la luce, ma nel frattempo l’amministrazione ha bussato alla porta della Regione per avere un aiuto economico per mettere in salvo il ricco patrimonio storico riemerso dal sottosuolo.

«L'allora presidente Ugo Cappellacci ci promise un intervento e fu di parola – dice l’assessore ai Lavori pubblici, Davide Bacciu -. Insieme a Vincenzo Cachia, allora al timone della Cultura, riuscimmo a ottenere un milione e 180mila euro». Un anno dopo quei soldi sono diventati realtà e sono potuti così partire i lavori per realizzare le passerelle in legno e le teche da cui si potrà ammirare il ricco tesoro di Olbia.

«La porzione dello scavo che verrà valorizzata sarà quella che conserva le più significative testimonianze – aggiunge Rubens D’Oriano, responsabile della Sovrintendenza -: i due pozzi della fase greca che hanno restituito anche numerosi reperti come anfore e vasi, le tombe e le rampe d’accesso al santuario della fase romana dedicato alla dea Cerere, la fornace per calce e le tombe giudicali. Inoltre, saranno esposti nel sito sotterraneo materiali vari dai corredi tombali, come ceramiche, vetri, monete, gioielli. L’area archeologica sarà accessibile solo con accompagnatori». Altri reperti rivenuti nell’area di San Simplicio troveranno spazio al museo, in nuove vetrine. A tal proposito, il Comune ha stanziato altri 50mila euro per il recupero degli arredi funerari che si trovavano nel deposito dell’ex artiglieria, fortemente danneggiati dall’alluvione del 18 novembre 2013. La fine dei lavori di valorizzazione del sito, sempre affidata alla Gedi, è prevista per la primavera, in contemporanea con i festeggiamenti per San Simplicio.

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