La Nuova Sardegna

Olbia

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Caritas: la città ha ancora bisogno di aiuto

di Serena Lullia
Caritas: la città ha ancora bisogno di aiuto

La Diocesi racconta un anno al fianco delle famiglie. Raccolto quasi 1milione e mezzo di euro, 500mila da spendere

22 novembre 2014
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OLBIA. Non solo predicatori di bontà, ma soldati di carità. Con le mani e i piedi nel fango. La Caritas diocesana e le Caritas parrocchiali raccontano il loro anno dopo Cleopatra tra la gente, le lacrime, la disperazione, la voglia di rialzarsi. Un anno di aiuti materiali e spirituali, di educazione della mano dell’uomo. Quella che il vescovo Sebastiano Sanguinetti aveva citato nell’omelia ai funerali delle vittime dell’alluvione, un anno fa. «La mano dell’uomo non è estranea a quanto accaduto», aveva detto. E proprio questo tema, insieme alla solidarietà, è stato il filo rosso del convegno “Bilancio e prospettive di una esperienza di solidarietà”.

La colpevole mano dell’uomo. Sala piena al museo archeologico. Al tavolo il vescovo Sanguinetti, alcuni relatori laici e religiosi. Insieme per analizzare la ferita del cuore e del territorio un anno dopo Cleopatra. Quello schiaffo alla natura che ha travolto la città ma ha fatto emergere la bontà. «Sin dalla prima volta in cui arrivai a Olbia – spiega don Andrea La Regina, rappresentante della Caritas italiana – capii che qui c’era qualcosa di differente. Che questa comunità era coesa, con una forte identità, con la forza di rimettersi in strada. La differenza è il capitale umano, non le risorse economiche, ma anche queste servono. L’economia deve rispettare l’ecologia e ristabilire un concetto di logica del territorio più attento. Dobbiamo saper conservare ciò che il Signore ci ha dato. Non si possono più avere morti per incuria, per non aver fatto adeguata prevenzione, per aver fatto cassa con i condoni». E su questo concetto costruiscono il loro intervento anche i sindaci dei comuni trafitti da Cleopatra, Gianni Giovannelli per Olbia e Alberto Ragnedda per Arzachena. «Tragedie come questa non possono che far crescere in noi la consapevolezza – dichiarano i primi cittadini –. Si deve imparare e non ripetere nè singoli nè collettivi errori. Questo tragico evento ha però gettato il seme della solidarietà, che ora deve diventare una pianta». E l’esigenza di rispettare la natura e non pensare solo al cemento o allo sviluppo arriva dal laico Giovanni Maciocco, preside della facoltà di Architettura di Alghero. «Ci sono luoghi nelle nostre città come le campagne, le coste, che devono diventare per noi come monumenti, i nostri Fori imperiali – afferma –. Luoghi da lasciare intatti».

Il cuore d’oro della carità. Nero su bianco, in nome della trasparenza. In un opuscolo che viene distribuito ai cittadini arrivati per il convegno la Caritas diocesana indica tutte le somme raccolte e il modo in cui sono state spese. 1milione 429.371,82 è il totale delle somme raccolte. 434mila 371 arrivano dai conti correnti; 895mila dai contributi Cei e Caritas italiana; 100mila euro la donazione della diocesi di Tempio Ampurias. A oggi sono state impiegate 943mila 394 euro. Ce ne sono ancora 500mila. La Caritas è intervenuta in diversi modi, sostenendo progetti con una specifica finalità. Progetto Cleopatra: in una prima fase con la distribuzione di generi di prima necessità, elettrodomestici, materassi, aiuti economici; in una seconda fase con il ripristino delle abitazioni, il centro raccolta merce, il sostengo psicologico, il microcredito. Ci sono poi altri due progetti portati avanti in questo anno. La sensibilizzazione dei bambini, dei ragazzi e degli adulti sul tema dell’ambiente con il progetto “Madre terra”. L’altro riguarda la trasformazione del Centro di coordinamento della Caritas, attivato a Olbia all’indomani dell’alluvione, in cittadella della solidarietà permanente.

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