La Nuova Sardegna

Olbia

Saremar privata, rinvio al 2016

di Andrea Nieddu
Saremar privata, rinvio al 2016

La Giunta regionale proroga la convenzione ma conferma la procedura. Le critiche del Gruppo Spc

12 novembre 2014
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LA MADDALENA. La Giunta regionale, su proposta dell'assessore ai trasporti Massimo Deiana, ha approvato la proroga sino al 31 dicembre 2015 della convenzione con la Saremar per il mantenimento dei livelli essenziali di servizio pubblico di trasporto marittimo, stanziando 16 milioni di euro già inseriti nella proposta di legge finanziaria 2015. La notizia in una nota della Regione che poi precisa: «l’obiettivo è accelerare i tempi per la privatizzazione della compagnia». Insomma, privatizzazione solo rinviata. Aspetto questo che non fa certo piacere a chi, come il Gruppo socio politico cristiano, che con una nota aveva appena ribadito la sua contrarietà all’operazione: «Non è vero che la Commissione europea abbia imposto all’Italia di privatizzare la Tirrenia e le società regionali del gruppo: Saremar, Toremar, Caremar e Siremar» dicono i responsabili, esprimendo tutta la «preoccupazione e disapprovazione». L’associazione interviene «in considerazione all’esito dell’ultimo consiglio comunale, diviso e impotente ad assumere una posizione unitaria». Per il Gspc, le società regionali del gruppo «devono rimanere pubbliche per garantire (attraverso la continuità territoriale) la coesione territoriale, sociale ed economica delle isole». Basterebbe collegarsi al sito delle Regioni Toscana o Campania per verificare oggi i danni economici prodotti dalla privatizzazione della Toremar e Caremar e farsi così un quadro abbastanza chiaro su quello che, in futuro, potrà accadere anche nelle piccole isole della Sardegna nel caso. Così facendo un altro “pezzo” di Stato abbandona la nostra isola depotenziandola di un comparto strategico, quello dei trasporti marittimi, con evidenti ripercussioni negative per turismo, commercio, terziario». Quello che meraviglia di più -prosegue la nota – «è ormai la crescente indifferenza delle istituzioni locali, senza alcuna eclatante reazione al progressivo smantellamento in atto e che genera totale disaffezione dei cittadini verso la politica».

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