La Nuova Sardegna

Olbia

Bloccato il cantiere dopo l’alluvione: a Padru ora è rivolta

di Stefania Puorro
Bloccato il cantiere dopo l’alluvione: a Padru ora è rivolta

Gli abitanti di via Libertà convivono con disagi, rischi e paura «Il Comune continua a sollecitare, la Regione non dà i soldi»

01 novembre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





PADRU. Hanno subìto l’alluvione nel 2009. Rimanendo intrappolati da fango e acqua nelle loro abitazioni. Poi, di fronte a una paura mai scacciata, anche lo scorso anno, il 18 novembre, hanno rivissuto lo stesso incubo. Perché il rio Rizzolu è esondato di nuovo e in via Libertà, nel centro di Padru, il disastro si è ripetuto. Ancora oggi alcune famiglie non sono riuscite a entrare nei loro garage o nelle loro cantine.

Quattro mesi fa sono cominciati i lavori per creare un nuovo letto al fiumiciattolo, per sistemare la strada circostante e per adeguare il sistema fognario. Ma quei lavori, che si sarebbero dovuti concludere in questi giorni, sono stati interrotti. Lasciando le famiglie nel disagio totale, tra montagne di materiale accatastato e con un passaggio precario di appena un metro che consente di raggiungere gli appartamenti. Nessuno vuole pensare a cosa accadrebbe se ci fosse un’emergenza e se dovesse servire l’intervento di un’ambulanza o di altri mezzi di soccorso.

Sara Ceretti parla a nome di tutte le famiglie di via Libertà e denuncia una situazione insostenibile e inaccettabile. «La colpa non è certo del Comune. Anzi. Amministrazione e uffici competenti si sono mobilitati in ogni modo e hanno sollecitato l’invio della seconda quota di finanziamento regionale per proseguire i lavori. Ma non è arrivato neppure un soldo. E l’impresa che sta seguendo il cantiere e che è andata avanti più del previsto, nonostante non fossero arrivati i soldi, è stata costretta a fermarsi».

Gli autori della protesta fanno un passo indietro e ricordano che la Regione, nel 2012, aveva stanziato 300mila euro “per il superamento dell’emergenza alluvione del 2009”.

«Ma i soldi sono stati assegnati soltanto 8 mesi fa, lasciandoci dunque per anni in attesa di un intervento. Un esempio, per capire. Nel 2009 acqua e melma (era saltato l’impianto fognario) erano entrate nelle case e uno degli appartamenti a piano terra non ha più riottenuto l’abitabilità. Risultato: il proprietario paga il mutuo di una casa in cui non vive. Comunque, 120 giorni fa sono finalmente partiti i lavori ma poi - come detto - sono stati sospesi. L’ultima sollecitazione da parte del Comune alla Regione risale allo scorso giugno, ma purtroppo non è servita a nulla. All’amministrazione comunale e agli uffici tecnici non si può chiedere nulla di più. Ci auguriamo quindi che con questa protesta pubblica, si possa sbloccare la situazione. Elencare rischi, disagi e pericoli con cui conviviamo, significherebbe parlare per ore. Ancora un altro esempio: c’è un cavo dell’alta tensione a terra dal giorno dell’alluvione del 2013. E i bambini giocano a poca distanza».

In Primo Piano
La mappa

Sardegna 15esima tra le regioni per reddito imponibile, Cagliari e Sassari le città più “ricche”

Le nostre iniziative