La Nuova Sardegna

Olbia

Golfo Aranci

Caccia al relitto del Tripoli sui fondali di Capo Figari

Enrico Gaviano
 Una cartolina raffigurante il Tripoli
Una cartolina raffigurante il Tripoli

Due robot ultramoderni in dotazione al cacciamine Vieste della Marina Militare raggiungeranno la nave silurata nel 1918 e che giace a 500 metri di profondità

29 ottobre 2014
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OLBIA Storia, cultura, avventura e alta tecnologia. Tutti ingredienti che compongono il quadro in cui si innesta la decisione della Marina militare con il ministero dei beni culturali, di andare a cercare sui fondali di Capo Figari il relitto del piroscafo Tripoli, filmarlo e ispezionarne l’interno. Un’impresa quasi da Indiana Jones per ricordare una nave quasi leggendaria, che vive nei racconti tramandati da padre in figlio a Golfo Aranci.

A occuparsi della ricerca, con una tecnologia ultramoderna, sarà il cacciamine Vieste, unità all’avanguardia della nostra Marina, che è partito lunedì dal porto di Augusta, in provincia di Siracusa, per raggiungere l’area in cui riposa il Tripoli, su un fondale di oltre 500 metri.

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La storia. Il Tripoli era un piroscafo adibito al trasporto postale. Fu affondato nella notte fra il 17 e il 18 marzo del 1918, l’ultimo anno della Prima guerra mondiale, a circa 20 miglia da Capo Figari. A centrare e far colare a picco l’unità navale, fu un sottomarino tedesco. Nel disastro morirono 288 persone sui 489 passeggeri, fra civili e militari. Molte per l’imperizia mostrata nell’occasione dal comandante della nave.

La ricostruzione fatta dagli storici, infatti, sottolinea impietosamente le colpe del primo ufficiale: invece di guidare le operazioni cercando di infondere la calma, ordinò subito l’abbandono della nave; le scialuppe furono calate precipitosamente, molte rimasero appese alle funi, capovolgendosi, altre si schiantarono direttamente sull’acqua. Insomma un disastro. La nave affondò in poco tempo, finendo in un fondale profondissimo, oltre i 500 metri. Un particolare che ha reso sinora difficilissima la sua perlustrazione. Cultura. Marina Militare italiana e Ministero dei beni culturali e del turismo stanno collaborando nell’ambito del progetto «Commemorazione della Prima guerra mondiale».

Un’idea straordinaria, che arriva nel centenario dell’inizio della Grande guerra. Il progetto conta all’attivo già diverse operazioni condotte con successo. L’impegno di Marina Militare e Ministero dei beni culturali ha l’obiettivo di tutelare e valorizzare il patrimonio culturale subacqueo, attraverso l’utilizzo di metodologie assolutamente innovative e all’avanguardia. Tecnologia. Il Vieste è quanto di meglio la Marina Militare italiana possa mettere in campo per andare a frugare in un fondale così profondo e riportare alla luce particolari fondamentali del relitto del Tripoli. Infatti l’unità navale è dotata di sistemi e apparecchiature che consentono di determinare, con elevatissima precisione la presenza di mine e altri oggetti di diversa natura e dimensione sui fondali m,arini.

Il Vieste imbarca anche un nucleo di palombari che però, in questa occasione, non possono dare un contributo visto che non si può arrivare a quelle profondità con i mezzi attuali. Per raggiungere il Tripoli, infatti, verranno utilizzati i Rov (Romoted operated vehicle), sorta di piccoli robot teleguidati che possono operare sui fondali anche a 600 metri di profondità. Il Vieste dispone di due di questi meravigliosi e sofisticati Rov . Saranno loro a raccogliere le immagini della nave e risvegliare dal lungo sonno, durato appunto quasi un secolo, il postale affondato dai tedeschi al largo di Capo Figari. Un modo anche per commemorare le 288 vittime di quella pagina della Prima guerra mondiale. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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