La Nuova Sardegna

Olbia

Oltre 700 capi bovini di razza charolaise: un’isola da primato

di Sebastiano Depperu
Oltre 700 capi bovini di razza charolaise: un’isola da primato

Numerosi allevatori galluresi al primo meeting di Viterbo Le aziende sollevano il caso del prezzo alto dei mangimi

22 ottobre 2014
2 MINUTI DI LETTURA





CALANGIANUS. Gli allevamenti sardi di bovini di razza charolaise sono un punto importante e contano n numero elevato di aziende. Lo scorso fine settimana, gli allevatori sardi (ma, in particolar modo galluresi), hanno partecipato al primo meeting della razza charolaise a Prato Grande di Montalto, in provincia di Viterbo. L’incontro è stato organizzato dall’Anacli ma, fortemente voluto dagli allevatori italiani. La partecipazione degli allevatori da tutta Italia, infatti, è stata forte, in particolar modo da Toscana e Sicilia. A questi, si è aggiunta la numerosa delegazione delle aziende della Sardegna, la maggior parte dalla Gallura capeggiate dal presidente Apa (Associazione Provinciale Allevatori), Michele Filigheddu e dal consigliere provinciale di Confagricoltura, l’allevatrice calangianese Daria Inzaina.

Sono importanti i dati relativi alla razza charolaise che confermano una realtà in forte espansione: 6mila capi, di cui 720 in Sardegna, con un patrimonio di vacche nutrici che è passato da 1.555 nel 2005 a 2840 nel 2013. «Il meeting - racconta Daria Inzaina - si è articolato passando dal convegno, che ha spaziato dall'esame dei contenuti della nuova Pac alle nuove tecniche di fecondazione artificiale ed embryo transfer; proseguendo con la visita agli allevamenti dove si è potuto assistere al commento delle caratteristiche morfo-funzionali degli animali con gli esperti Anacli e del Libro Genealogico Francese».

Gli operatori sardi sbarcati in provincia di Viterbo si sono detti entusiasti quando, durante il convegno, è arrivata la notizia che le Regione Lazio e Toscana hanno inserito nel Psr il bando acquisto riproduttori sull'onda dei risultati ottenuti in Sardegna, prima Regione ad aver optato per questa forma di contributo legato alla deminimis. Il convegno arriva in un momento difficile per gli allevatori, attanagliati dalla morsa dell’autunno caldo che prevede aumenti del prezzo del mangime, poca acqua per le coltivazioni foraggifere, e la diminuzione (di conseguenza) delle scorte di fieno accantonate. «La siccità di questo periodo, anomala per la stagione in corso, è ormai più che conclamata – ha detto tempo fa la stessa Daria Inzaina, delegata del settore bovino da carne, quello prevalente in Gallura - tutte le scorte di fieno non saranno sufficienti per affrontare l’inverno e, come spesso accade, si registra una speculazione sul prezzo dei mangimi».

Incarichi vacanti

Sanità nel baratro: nell’isola mancano 544 medici di famiglia

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative