La Nuova Sardegna

Olbia

Olbia, un’alluvionata: «Rivoglio i miei risparmi»

di Stefania Puorro
Olbia, un’alluvionata: «Rivoglio i miei risparmi»

Perse nel disastro le ricevute dei buoni fruttiferi, una madre trentenne da nove mesi attende notizie dalle Poste: «Non trovano neanche la pratica»

30 settembre 2014
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OLBIA. Tre mesi di attesa per ottenere il duplicato di un libretto postale, altri nove li ha invece trascorsi senza avere risposte sulle procedure da seguire per riavere i buoni fruttiferi. Le cui ricevute sono andate perse nell’alluvione insieme a ricordi e pezzi di vita.

La storia che racconta Maria (nome di fantasia), una madre poco più che trentenne, riguarda una burocrazia lenta e ingarbugliata con la quale si è scontrata dal dicembre del 2013 a oggi nell’ufficio postale del quartiere Bandinu.

Un caso che la donna ha deciso di raccontare per la sua assurdità. «Perché quello che ho dovuto passare e che sto ancora passando, ha davvero dell’incredibile».

Comincia dall’inizio, Maria. «Sono una delle tante vittime dell’alluvione, che ancora oggi lotta per rimettersi a posto la casa e per riprendersi in mano la sua vita. Ho potuto recuperare ben poco. Ho perso gli arredi, ho subito danni ingenti e ho perduto anche molti documenti. Tra questi ultimi, anche un “libretto postale ai minori” (intestato anche a me), che ho aperto per i miei figli, pensando al loro futuro. Ma avevo anche le ricevute dei buoni fruttiferi, sempre destinati ai miei bambini. Tutto, però, è stato divorato dalla furia dell’acqua. E così, il mese dopo il ciclone, mi sono presentata alle Poste di zona Bandinu, sia per riavere il duplicato del libretto che per avere notizie sui buoni fruttiferi. Ma mai avrei pensato che per me dovesse cominciare un’altra odissea. “Le faremo sapere”, è stata una delle prime risposte. E ancora “Ci vuole molto tempo per riavere i buoni fruttiferi, è come cercare un ago in un pagliaio”. E il libretto? “Deve aspettare...” Ho aspettato ben tre mesi per quel duplicato, ma sui buoni fruttiferi ancora oggi non so assolutamente niente. Dopo sei mesi di rinvii (lo scorso giugno) e nessuna certezza, mi hanno detto che avrei dovuto fare un versamento di 10 euro per avviare la ricerca dei buoni fruttiferi. Mi chiedo: perché non dirlo subito? Fosse finita qui. Quando mi sono ripresentata qualche giorno fa - prosegue la donna -, ecco l’ennesimo pugno allo stomaco. Nove mesi dopo la mia prima richiesta, mi hanno informata che avrebbero dovuto “chiamare in centrale perché la mia pratica era stata smarrita”. Ma come è stato possibile? Mi chiedo a questo punto se sia stata mai aperta una pratica a mio nome e mi chiedo anche come si possa agire con tanta approssimazione e superficialità. La domanda è solo una: che fine hanno fatto i miei buoni fruttiferi? Aspetto una risposta, ora. Unica e definitiva».

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