La Nuova Sardegna

Olbia

Dopo Cleopatra il ciclone Cd sulla giunta

Dopo Cleopatra il ciclone Cd sulla giunta

Interpellanza dei consiglieri comunali Varchetta e Urtis: «Sul rischio idrogeologico ancora frottole e improvvisazione»

17 settembre 2014
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OLBIA. La quinta bastonata di Varchetta e Urtis è davvero pesante. Con l’ultima interpellanza degli ultimi mesi, dopo avere abbandonato la maggioranza al governo della città alla vigilia di ferragosto, il gruppo olbiese del parlamentare Roberto Capelli stavolta punta sul Piano per l'Assetto Idrogeologico (Pai) e ne accosta il complicato cammino tecnico e procedurale con l’interminabile tessitura della Tela di Penelope. La denuncia ha toni severi e un profilo delicato: decisioni, progetti, soluzioni, costi salati che si sono annodati uno con l’altro, messi su carta e poi smontati con il proposito di mettere fine all’emergenza idrogeologica della città. Ma senza risultati, come conferma l’epilogo tragico del 18 novembre. Anni che sono costati milioni di euro alle casse pubbliche, denari spesi perlopiù in parcelle ai professionisti incaricati. Con un finale che nello sviluppo letterario di un racconto avrebbe chiuso la vicenda a sorpresa, nelle dinamiche della gestione pubblica rischia di apparire normale: «Nella pratica è accaduto che il nuovo studio e la risoluzione dei problemi dell’alluvione sono stati demandati a coloro che per circa dieci anni hanno lavorato sull’argomento e che, a ben vedere, non sono riusciti a evitare che Olbia finisse nella morsa dell’acqua».

La storia. Mirko Varchetta e Giovanni Urtis, i due consiglieri comunali del gruppo Centro democratico, arrivano a questa conclusione dopo avere ricostruito con puntiglio cronologico e documentale la storia del Pai, che comincia nel 1989, e tutti i provvedimenti che dal Piano sono stati generati fino a oggi dalla Regione e dal Comune di Olbia, compreso il Bacino Unico regionale, costituito una decina d’anni più avanti per la prevenzione del rischio idrogeologico in Sardegna. L’organismo è diviso in sette sub-bacini, il numero 4, quello del Liscia, sovrintende al territorio della Gallura.

Nella ricostruzione proposta dai due consiglieri comunali, viene ricordato che lo studio della parte del Pai che fa capo al Bacino del Liscia venne affidato dalla Regione all’ingegnere Michele Territo, all’agronomo Antonio Pizzadili e al geologo Giovanni Tilocca. Con l’avanzare del tempo, lo studio richiede aggiornamenti, variazioni, progettazioni: attività nelle quali ricompaiono, con nuovi incarichi, i nomi dei tre professionisti. Lo scorso gennaio, quando la devastazione del ciclone Cleopatra è ancora tutta evidente, l’amministrazione comunale guidata dal sindaco Gianni Giovannelli incarica il dirigente del settore Pianificazione del territorio di individuare e affidare a professionisti la revisione del Pai comunale.

Gli incarichi. Puntualizzano Varchetta e Urtis: «Il dirigente del settore Urbanistica individua come tecnici cui affidare lo studio del post alluvione e le possibili soluzioni ai problemi idrogeologici l’ingegnere Marco Mancini (già coordinatore del Pai della Regione) e il geologo Giovanni Tilocca». I tecnici «individuati con caratteristiche dalla giunta indicate», così rimarcano i due rappresentanti del Cd, concludono e consegnano all’amministrazione lo scorso agosto il lavoro «che prevede ingentissimi interventi nel territorio olbiese e che comportano anche scelte gravose e importanti da prendere». Nessun appunto di valutazione sui tecnici in questione, precisano nell’interrogazione, tuttavia «ci si chiede quale sia la ratio con la quale gli amministratori di questa città perseguono ancora strade sì ben conosciute ma che alla fine non hanno portato niente di buono a questa comunità».

Senza firme. Non è tutto. Varchetta e Urtis rilevano contraddizioni e passaggi «incredibili», con ripensamenti sulle progettazioni fatte dagli stessi tecnici incaricati, costi elevati e, infine, «nessun amministratore che si è voluto assumere la paternità» della deliberazione che acquisiva la progettazione del sottopasso ferroviario di via Alagi. Può questa città «figlia delle deroghe e delle scelte confuse», si chiedono e incalzano i due consiglieri del Cd, «continuare a vivere d’improvvisazione, di scelte parziali ed effimere, di un modo di fare politica e amministrazione talmente evanescente, distaccato dalla realtà quotidina, che sa tanto di frottole raccontate per tamponare l’emergenza sezna arrivare a soluzioni vere e definitive?». (gpm)

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