La Nuova Sardegna

Olbia

La clinica dei maxi yacht all’ex Palmera

di Enrico Gaviano

Progetto pubblico-privato promosso dal Cipnes per le imbarcazioni oltre i 60 metri, l’investitore sarebbe la Sno dei Pirro

01 settembre 2014
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OLBIA. Sulle ceneri della Palmera potrebbe sorgere un’iniziativa industriale di grande spessore, rivolta alla cantieristica nautica. Un investimento che produrrebbe ritorni economici notevolissimi, oltre che tanti posti di lavoro. Un’idea legata allo sviluppo dell’industria cantieristica navale connessa al turismo nautico dei maxi yacht. In sostanza un cantiere che si occupi di manutenzione, service e riparazioni dei maxi yacht di dimensioni superiori ai 60 metri. Un cantiere che, attualmente, in Sardegna non esiste, nonostante nella nostra isola i gioielli galleggianti di quelle dimensioni siano di casa, in particolare nel nord est . A promuovere l’idea il Consorzio industriale Cipnes che alla fine del mese di maggio ha approvato una delibera che in pratica rappresenta l’atto di avvio delle procedure che porterebbero alla realizzazione di questo progetto, mentre il privato sarebbe la Sno dei fratelli Pirro, una autentica potenza nella cantieristica nel bacino del Mediterraneo.

Nella delibera, approvata dai 4 quinti del cda del consorzio (il presidente Settimo Nizzi, i rappresentanti di Buddusò Giovanni Antonio Satta e di Monti Giovanni Maria Raspitzu, e quella degli imprenditori Patrizia Bigi, e assente il solo comune di Olbia), si individua l’area in cui si dovrebbe realizzare il progetto, appunto il comparto edificatorio ex Palmera. Secondo la sommaria scheda di fattibilità, le opere da realizzarsi, per un importo di circa 11 milioni di euro, che proverrebbero da fondi europei e regionali comprendono: la realizzazione di una darsena a mare di dimensioni idonee per effettuare lavori su yacht fino a 90 metri di lunghezza; banchine di ormeggio destinate al bunkeraggio; banchine, piazzali di movimentazione e sosta; sistemi di alaggio e varo costituiti da travel lift con una portata di 250 tonnellate e bacino ship lift per alaggio sino a 2500 tonnellate. Nella delibera si ricorda anche che il Cipnes ha già indirizzato richiesta all’Autorità portuale di Olbia-Golfo Aranci per l’avvio della procedura per ottenere la concessione demaniale marittima.

Il punto delicato della faccenda è relativo al fatto che il Consorzio industriale, seguendo poi quella che è una delle principali ragioni per cui esiste, sta intervenendo su un’area deindustrializzata e in disuso ormai da più di 5 anni, per favorire un nuovo insediamento. La procedura di esproprio nei confronti della famiglia Palau, che deteneva quei terreni, è stata completata con la delibera del Cipnes,. Ora, presumibilmente, ci sarà l’opposizione da parte degli ex proprietari Palmera. Intanto però il progetto va avanti e, secondo quanto rivelano gli atti ufficiali del Cipnes, c’è «una concreta manifestazione d’interesse al riuso produttivo del sito in questione, espressa da qualificato gruppo industriale del settore cantieristtico, in seno alla procedura selettiva di utilizzo dei fondi regionali Frai». L’acronimo Frai sta per Fondo reindustrializzazione aree industriali, e il gruppo in questione accederebbe a un finanziamento di 5 milioni di euro. Il livello dell’investimento e la qualità del servizio offerto fanno ritenere che il privato coinvolto in questo importante business sia la Sno di Andrea e Francesco Pirro. Potenzialmente il progetto promette di portare tanto in Sardegna, a cominciare da nuovi posti di lavoro. Il guadagno sembra anch’esso assicurato. Basti pensare che attualmente i maxi yacht che superano i 60 metri sono costretti a effettuare i lavori di manutenzioni e di riparazione in porti come Genova e Livorno. E che ogni anno ognuno dei proprietari di questi lussuose ville galleggianti spende un decimo del valore dello yacht in manutenzioni varie. Su imbarcazioni che valgono 400, 500 milioni di euro, il conto è presto fatto. Un affare per tutti, anche per Olbia, città che avrebbe delle ricadute importanti.

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