La Nuova Sardegna

Olbia

Pasticcio Asl-Inps, un barista perde i giorni di malattia

OLBIA. Prima il danno, e poi la beffa. Il danno è un infortunio (una frattura al braccio), la beffa è il mancato invio telematico della certificazione da parte dell’ospedale all’Inps. Risultato: a un...

24 luglio 2014
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OLBIA. Prima il danno, e poi la beffa. Il danno è un infortunio (una frattura al braccio), la beffa è il mancato invio telematico della certificazione da parte dell’ospedale all’Inps. Risultato: a un barista che lavora in città non sono riconosciuti i giorni di malattia. «Soldi persi non per colpa mia - racconta il barista -, ma per un sistema che evidentemente non funziona. Ho voluto parlare del mio caso, perché forse ce ne sono altri e perché sarebbe bene che un disguido di questo tipo non capitasse più».

Il barista entra nei dettagli raccontando la sua storia. «Il 19 marzo scorso sono caduto e mi sono fratturato il braccio. L’incidente è avvenuto a casa e quindi, come succede in questi casi, scatta la malattia. Sono andato al pronto soccorso e, il giorno successivo, sono stato visitato dall’ortopedico. Ed ecco il braccio ingessato e i primi trenta giorni assegnati. Che sono diventati 45, dopo un nuovo controllo. Un tempo, era il medico di base che rilasciava il certificato. Ma ora non è più così. E’ l’ospedale che deve comunicare per via telematica la mia malattia. Non è avvenuto e io non ho ricevuto un euro in busta paga. Ho chiesto spiegazioni, ho cercato risposte in vari uffici ma non le ho ottenute. Un mese dopo, visto che mi sono fatto sentire, dal pronto soccorso è stata inviata la comunicazione, ma ormai, come mi ha fatto sapere l’Inps, era troppo tardi. Mi sono quindi ripresentato in un ufficio dell’ospedale (dove ero già stato) e mi sono sentito dire queste parole: “Le consiglio di rivolgersi a un avvocato”. E perché mai dovrei spendere soldi per pagare un legale, se l’errore non è il mio? Io chiedo di avere ciò che mi spetta di diritto, nulla di più. “La legge non ammette ignoranza”, mi è stato anche ripetuto. Ma l’ignorante o il negligente non sono certamente io».

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