La Nuova Sardegna

Olbia

Maltana insorge: siamo stati dimenticati

di Stefania Puorro
Maltana insorge: siamo stati dimenticati

Una trentina di famiglie danneggiate dal ciclone fanno sentire la loro voce: «Tante parole, ma nessuno ci ha aiutato»

20 luglio 2014
3 MINUTI DI LETTURA





OLBIA. Il tempo scorre, ma nessuno dimentica. Anche a Maltana, una delle zone devastate dall’alluvione del 18 novembre 2013, gli abitanti cercano di rimettere insieme, pezzo dopo pezzo, i sacrifici di una vita. Completamente da soli.

«Sì - ribadiscono una trentina di famiglie che vivono a poca distanza dal rio Siligheddu -, andiamo avanti completamente da soli. Ci ignorano, è come se non esistessimo. Eppure abbiamo bussato a tutte le porte, ma nessun sostegno è mai arrivato. Promesse? Tante. Rimaste tali, però. La Chiesa, attraverso i suoi rappresentanti, nei giorni successivi all’alluvione ci ha garantito il suo aiuto. La stessa cosa ha fatto il Comune. Parole e basta. Sappiamo, perché le notizie sono state divulgate pubblicamente, che sono stati raccolti tanti soldi dalle varie associazioni coinvolte nella catena di solidarietà. Vorremmo sapere a chi sono stati dati, perché non l’abbiamo capito. Se ci dovessero elencare 500 famiglie a cui è stata data una mano per potersi risollevare dal disastro, allora vorrà dire che ancora non è arrivato il nostro turno, che la fila è lunga e che dovremo continuare ad aspettare».

A Maltana sono in molti ad aver quasi perso la casa. Alcune persone sono state costrette a sistemarsi altrove per sei mesi «e poi - dice un pensionato - ci siamo dovuti indebitare sino al collo, ipotecando persino le abitazioni per avere i prestiti dalle banche e poter eseguire i lavori di ristrutturazione. La mia famiglia, figli compresi, ha perso tutto. Pochi pezzi di arredamento salvati, decine di migliaia di euro di danni, tre macchine distrutte e nemmeno un misero aiuto. Siamo andati in Comune più volte, abbiamo fatto tutto ciò che andava fatto. Aspettavamo anche una squadra di muratori, così come ci era stato annunciato, ma non è mai venuto nessuno. Probabilmente ci sono tante altre persone nelle nostre condizioni, ma noi adesso siamo veramente stanchi, disperati e indignati di fronte a tanta indifferenza. Ci siamo anche dovuti pagare il carro attrezzi per portare via le macchine, dopo l’alluvione, e il Comune ci aveva detto che si sarebbe occupato della rottamazione. Niente di tutto questo si è trasformato in realtà».

«Siamo costretti - aggiungono altre famiglie - a pagarci le bollette a rate, perché non ce la facciamo. Eppure ci siamo sentiti più volte ripetere la stessa frase: “Verrete aiutati”. Non è stato così. La nostra zona è stata una delle prime a essere colpita dal ciclone. Alle 16,15 del 18 novembre 2013, prima ancora che arrivasse l’ondata di piena e prima ancora che il rio Siligheddu “esplodesse”, avevamo già l’acqua in casa. E proprio nel nostro quartiere sono stati salvati per miracolo, grazie a un gruppo di giovani coraggiosi, due bambini e i loro nonni. Ora basta, però. Finora siamo rimasti in silenzio, ma è il momento di far sentire la nostra voce. E se Maltana continuerà a essere dimenticata, siamo pronti a presentare una denuncia alla Procura».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

La Sanità malata

Il buco nero dei medici di famiglia: in Sardegna ci sono 544 sedi vacanti

di Claudio Zoccheddu
Le nostre iniziative