La Nuova Sardegna

Olbia

I familiari non si arrendono: giustizia

di Marco Bittau
I familiari non si arrendono: giustizia

Le figlie di Anna Ragnedda, annegata nella sua casa in via Lazio: «Questa tragedia ci accompagnerà per sempre»

18 luglio 2014
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OLBIA. Esattamente otto mesi fa la tragedia dell’alluvione che ha cambiato il volto di Olbia e lo spirito dei suoi abitanti. Otto lunghissimi mesi in cui la città ha toccato con mano il valore della solidarietà e del volontariato, ma anche vissuto la rabbia e la delusione per gli interventi di ricostruzione per ora solo promessi. Poche certezze sul tavolo, una di queste è la maxi inchiesta della procura di Tempio per omicidio plurimo colposo (13 morti in Gallura) e disastro colposo. Davanti agli occhi le scene strazianti della città devastata e della gente che ha perso la vita, la famiglia, la casa. Insomma, tutto.

Otto mesi dopo parlano i familiari delle vittime. Quelli che non si sono mai arresi e mai lo faranno. Per loro è venuto il tempo degli appelli a non dimenticare e a lavorare per fare giustizia. Ad esempio, le figlie di Anna Ragnedda, 83 anni, annegata nerl letto della sua casa di via Lazio, a Olbia. «Sono trascorsi otto lunghi mesi da quel maledetto 18 novembre 2013 – dicono oggi le figlie – quando nostra madre è morta in modo orribile nella sua casa, sommersa di acqua, fango e detriti. Quella tragedia ha lasciato un vuoto profondo nel nostro cuore. Sgomento e disperazione. Sono ferite che nessun dottore potrà mai guarire e il dolore che noi proviamo ci accompagnerà per il resto della nostra vita». «Forse potevamo accettare la morte naturale, come tutte le persone: prima o poi il Signore ci chiama in cielo e si deve partire – aggiungono le figlie di Anna Ragnedda – ma nostra madre è stata strappata dalla vita e dai suoi affetti più cari, le sue figlie, i suoi nipotini, la sua casa. Ancora oggi non abbiamo alcuna certezza su quanto è realmente accaduto, per questo motivo lanciamo un appello accorato al procuratore capo Domenico Fiordalisi, alle istituzioni regionali e a quelle nazionali: vi preghiamo di aiutarci affinché sia fatta giustizia per nostra madre. A queste persone noi diciamo di ricordare: non demorderemo e grideremo a voce alta affinché i responsabili della tragedia escano fuori dalle loro tane, escano allo allo scoperto con la testa bassa, come gli animali al richiamo del loro padrone. Chiediamo ai nostri avvocati di continuare a lavorare senza tregua per accertare la verità e affermare la giustizia».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

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