La Nuova Sardegna

Olbia

La Chiesa fa i conti e incalza lo Stato

di Stefania Puorro
La Chiesa fa i conti e incalza lo Stato

Le Caritas sarde in città per presentare il bilancio: donazioni ricevute, opere fatte e interventi (tanti) ancora da fare

24 giugno 2014
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OLBIA. «La Chiesa c’è stata, c’è e ci sarà. E le migliaia di persone che ancora soffrono e vivono nel disagio a causa dei segni devastanti lasciati dall’alluvione, non devono sentirsi sole».

Parole di don Marco Lai, delegato della Caritas regionale. Parole che arrivano proprio nel giorno dei bilanci e dei programmi per il futuro. Per far sapere a tutti che la Caritas sarda, con l’aiuto di quella nazionale, è riuscita a raccogliere quasi 3 milioni di euro ripartiti, e in parte già spesi, tra le comunità della diocesi colpite dal ciclone Cleopatra.

Piccole gocce di aiuti in un oceano di bisogni che «dimostrano - come ha spiegato don Andrea La Regina, responsabile dell’Ufficio macro-progetti di Caritas italiana - che la crisi e il disastro non sono riusciti a scalfire lo zoccolo duro del nostro paese: la generosità». «Una generosità infinita, che non si è fermata, che prosegue senza sosta - ha aggiunto monsignor Sebastiano Sanguinetti, vescovo di Tempio e Ampurias - di fronte alla quale noi siamo stati la mente, le braccia, il cuore. Ma il nostro ruolo è stato soltanto quello dei mediatori. Tanta gente ha avuto fiducia nella Chiesa e a noi si è affidata per poter aiutare chi aveva bisogno. Gli eroi sono i tanti cittadini che hanno donato anche uno o due euro; gli eroi sono le persone che hanno spalancato il loro cuore e a cui oggi, noi, dobbiamo dare risposte spiegando come le risorse ricevute sono state utilizzate sino a questo momento e come intendiamo andare avanti per essere sempre al fianco degli alluvionati».

In una sala della parrocchia Nostra Signora della Salette, dove la Caritas, radunando i suoi delegati di tutta l’Isola, ha voluto tirare le somme e parlare di prospettive, c’era tanta commozione.

Tanti i semplici cittadini che non sono voluti mancare all’appuntamento solo per dire un semplice ma infinito “grazie” mentre le lacrime rigavano i loro visi.

Ma di fronte a tanta solidarietà, anche l’amarezza per gli interventi pubblici annunciati e mai arrivati. Lo ha rimarcato il vescovo Sanguinetti, lo ha ribadito anche suor Luigia Leoni, direttrice della Caritas di Tempio Ampurias.

«Sì, la Chiesa è presente, ma Stato e Regione devono svegliarsi, devono fare la loro parte senza più rinvii - hanno detto -. Noi non ci possiamo certamente sostituire alle istituzioni, ma noi diciamo anche che il ritardo negli interventi non è più tollerabile. E non si può neanche consentire che i Comuni rimangano bloccati nella morsa del patto di stabilità, tanto che in alcuni casi sono state trovate soluzioni quasi impossibili per poter evitare che i fondi passassero dai bilanci comunali. Ma in questo modo si vanno solo a tamponare le emergenze».

Suor Luigia Leoni ha ricordato, fase per fase, tutti i momenti che hanno portato a formare la lunga catena di solidarietà, rammentando quella che è stata la risposta immediata di fronte alle prime gravissime emergenze («la Caritas Italiana ci ha supportato da subito» ha detto suor Luigia), sottolineando quanto sia stata importante «la deumidificazione di centinaia di case, così come lo stare vicino alle famiglie, ai giovani, agli anziani. La prossimità e la vicinanza sono state fondamentali ed è per questo che oggi e anche in futuro continueremo a garantire il supporto psicologico a tutti coloro che ne hanno necessità. Ma è stato utile anche l’essere riusciti a mettere in campo squadre di muratori, tutti vittime dell’alluvione, che hanno già sistemato completamente 20 appartamenti e che dovranno intervenire presto su altrettante case ancora disastrate. Gli acquisti di tutto il materiale che occorre, vengono fatti a Olbia e anche questo vuole essere un contributo per far ripartire l’economia locale».

Ma se solo in città sono state colpite 1500 abitazioni, con danni fra i 50 e gli 80 milioni di euro (senza contare i danni alle imprese, alle campagne, ai negozi e alle infrastrutture), sono state molte le fette di Sardegna dove la devastazione ha lasciato segni indelebili ma dove è comunque cominciato il cammino della ricostruzione.

E così i direttori di tutte le Caritas dell’isola a partire dal Nuorese, per arrivare all’Oristanese e alla zona di Ales e Terralba, hanno fatto il punto sulle risposte che sono state date in termini di aiuti economici e materiali alle popopolazioni, senza dimenticare il lunghissimo elenco di bisogni ancora da soddisfare.

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