La Nuova Sardegna

Olbia

Pina, tanta voglia di una vita normale

di Stefania Puorro
Pina, tanta voglia di una vita normale

L’amarezza di una disabile di Oschiri. «Auto parcheggiate in modo selvaggio: questi sono gli ostacoli, non la carrozzina»

15 giugno 2014
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INVIATO A OSCHIRI. Anche quando le gambe non funzionano e al loro posto ci sono le ruote di una carrozzina, si può comunque vedere il mondo dall’alto. Senza alcuna differenza. Con semplicità e facilità. Purché nel cammino, a partire dalla quotidianità, non ci siano ostacoli.

La storia di Pina è comune a quella di tanti disabili che non hanno la possibilità di camminare. Ma che vogliono, possono e hanno tutto il diritto di vivere una vita assolutamente normale.

Pina ha 58 anni. E’ vedova, vive a Oschiri, ha due figli meravigliosi, ormai cresciuti. Il maschio abita all’estero, la femmina studia all’università e fa avanti e indietro, tra un esame e l’altro, per stare il più possibile con la madre. E’ ai suoi figli che Pina pensa, prima di ogni altra cosa. Il suo desiderio è che si costruiscano una vita così come, prima di loro, ha fatto anche lei. Ma lei, ora, anche se si muove su una sedia a rotelle elettrica, pensa anche alla sua vita di oggi. Per continuare essere indipendente, per potersi muovere il più liberamente possibile. «Ma questo non avviene - dice - perché se da una parte Oschiri è un paese abbastanza agevole per i disabili, con ampi marciapiedi e scivoli in quasi tutte le strutture, dall’altra mi devo scontrare ogni giorno con auto parcheggiate in modo selvaggio o sulle strisce pedonali che non mi consentono di andare in un negozio o di fare una passeggiata in tranquillità senza la paura di essere investita o con la rabbia che cresce per essere stata costretta a tornare indietro. I vigili urbani fanno quello che possono per far rispettare le regole e per consentire a chi, come me, non può muoversi come vorrebbe. Ma non basta».

Se Pina è arrivata a sfogarsi pubblicamente è perché ha veramente accumulato indignazione, delusione, amarezza. Ha accettato la sua malattia, la sclerosi multipla, ha accettato di stare seduta su una carrozzina (ora non riesce più ad alzarsi) ma non accetta che le venga impedito di passeggiare come tutti, di raggiungere il centro senza dover trovare muri di macchine parcheggiate senza criterio e che per lei rappresentano barriere insormontabili.

«Non è solo un problema mio - dice -. Ci sono altri disabili, in paese, ma il problema riguarda anche gli anziani e le mamme che spingono i passeggini. E’ questione di civiltà, di buon senso, di rispetto. Che evidentemente sono in molti a non avere. E chi ne paga le conseguenze, sono le persone come me».

Non vuole impietosire nessuno, Pina. Vuole solo una vita più facile, meno difficoltà, meno barriere (anche mentali), perché ne ha diritto. E non ci dovrebbe essere nemmeno la necessità di ribadirlo.

Sono passati 14 anni da quando Pina ha scoperto di avere la sclerosi multipla. «Mi è stata diagnostica nel 2000 - racconta -, ma per anni non ho avuto bisogno di nessun ausilio. Ma, si sa, la mia è una malattia degenerativa e col tempo la situazione peggiora. E infatti, poi, ho cominciato a usare il bastone, il deambulatore e, da 5 anni, la sedia a rotelle. Sino a due anni fa, qualche passo lo facevo, ora non più. Ho accettato la disabilità così come la malattia, anche se i momenti di paura e sconforto non sono mancati. Ma ho sempre avuto una vita sociale intensa. Faccio parte del coro del paese, con cui ho partecipato spesso alle trasferte. Adesso non viaggio più, ma ho sempre voglia di uscire e di fare tante cose. Perché sono una cittadina che paga le tasse e che ha gli stessi diritti di tutti».

Ma le difficoltà di Pina non sono solo legate agli ostacoli che incontra per la strada. «Non riesco ad avere risposte precise a domande precise quando chiamo la Asl. Ho chiesto per esempio informazioni per ottenere un sollevatore e, ogni volta, chi risponde al telefono mi dà una versione differente. Altra cosa: ho diritto all’assistenza integrativa. Ma quella che mi garantiscono non è sufficiente e devo sempre tirare fuori i soldi di tasca. No, non è una vita facile. Eppure potrebbe esserlo. Anche riuscendo a ottenere una risposta semplice quando ho bisogno di chiarimenti. Sono disabile, ma non ho altri limiti. E sono in grado di risolvermi i problemi da sola, purché me ne diano la possibilità. Il mio medico di famiglia, fa davvero di tutto per rendermi la vita facile. Ma la volontà e la sensibilità di pochi, non sono sufficienti. Molti negozianti di Oschiri, hanno messo le pedane per agevolare il mio ingresso nei loro locali. Ma in quei negozi, ci vorrei arrivare senza problemi».

Un’ultima cosa. «Grazie a dei contributi europei - conclude Pina - ho trasformato la mia casa in una casa a misura di disabile con arredamenti adeguati e persiane dotate di telecomandi. Gli aiuti ci sono, se ne abbiamo bisogno. Ma se sotto il mio tetto ho tutto ciò che mi serve, anche quando sono fuori vorrei una vita normale».

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