La Nuova Sardegna

Olbia

Sughero, la prima battaglia è riconquistare il mercato

di Sebastiano Depperu
Sughero, la prima battaglia è riconquistare il mercato

L’esperto di studi di fattibilità, Gavino Minutti: potenziale risorsa per tutta l’isola Ma occorre innovare, andare oltre i tappi e creare una governance del territorio

24 aprile 2014
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TEMPIO. «Il sughero non è solo una risorsa per l’Alta Gallura. Se solo gli venisse dato il giusto valore, lo diventerebbe per l'isola intera». È quanto afferma un esperto di studi di fattibilità, Gavino Minutti. «Non basta un passaggio in Regione – dice –, una gitarella per uscire dalla crisi. Bisogna guardare oltre, creare una governance nel territorio, proprio per guidare questo processo». Secondo Minutti, non ci si rende conto che il sughero non serve solo per i tappi, ma ha potenzialità enormi, finora inesplorate. Potenzialità che devono essere evidenziate in un piano strategico nazionale del settore. Come prima cosa bisogna sconfiggere il "nemico portoghese" in casa, riprendersi il mercato, almeno per il settore dei tappi in Italia; ma, allo stesso tempo, innovare e dare una diversa immagine al sughero, che va visto come materiale poliedrico, dai mille possibili utilizzi.

Minutti ha alle spalle una cinquantina di progetti d'impresa e studi territoriali sul sughero. Più volte ha cercato di dare la ricetta contro il momento di crisi. Adesso, ci riprova: «Il solo mercato italiano dei tappi richiede, ogni anno, 6miliardi di pezzi. L'Italia ne produce 1miliardo e 500 mila. Il nostro distretto 1miliardo o poco più. Da dove arrivano gli altri? Il 65 per cento dal Portogallo, che ha introdotto una politica turbolenta sia nell'acquisto della materia prima che nelle politiche dei prezzi del prodotto finito: innalzando i prezzi d'acquisto del sughero, per poi “mollarlo”. Molti nostri produttori ci sono caduti, ma non ce l’hanno fatta a seguire il ritmo».

Se la domanda è cinque volte l'offerta italiana dove sta il problema? «Occorre capire le criticità del sistema industriale per suggerire le giuste e corrette soluzioni – spiega –. Diversamente non c’è scampo. Ogni singolo artigiano o piccolo produttore, pensa di avere la sua ricetta e va per suo conto: oggi le cose non funzionano più così. Darsi una governance nel territorio significa superare questo terribile handicap e fare sistema. Altrimenti siamo condannati al tramonto di un industria ecosostenibile, pulita, che potrebbe generare diverse migliaia di maestranze, tra manifattura, forestazione e controllo di qualità della filiera». Per quanto riguarda il tappo, poi, ci sono problemi che si trascinano da decenni: «Il primo – spiega – è che non si è investito sulle tecnologie, non si è fatta innovazione sia in fabbrica che nei mercati. L’Ue ha finanziato ricerche da noi sconosciute, ma utilizzate dall’industria portoghese». E all’estero sono stati pronti a sfruttare i fondi comunitari». Soluzioni? «Un'ipotesi è quella di creare un distretto in cui rinnovare il processo industriale. Non si tratta solo di salvaguardare i posti di lavoro ma un'intera filiera».

Dal sughero potrebbero essere realizzati circa 400 articoli. «Uno per tutti: quel tessuto inventato a Tempio - dice Minutti – utilizzato in campo automobilistico come una fibra di carbonio per migliorare la stabilità delle auto in curva». Quindi servono moderne tecniche di gestione aziendale e marketing territoriale che, se applicate bene, potrebbero far uscire il settore dal guado.

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