La Nuova Sardegna

Olbia

L’Esercito presenta il conto agli olbiesi per i soccorsi nel dopo alluvione

di Giampiero Cocco
L’Esercito presenta il conto agli olbiesi per i soccorsi nel dopo alluvione

Alla Protezione civile un conto di 650mila euro per l’intervento di militari, ruspe, escavatori e carri gru della Brigata Sassari

22 aprile 2014
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OLBIA. Il primo a rendersi conto che l’intervento di ruspe, trattori e carri gru dei militari della “Brigata Sassari”, con il supporto degli specialisti del 5° reggimento genio guastatori di Macomer, incidevano pesantemente sui contribuenti, già messi sul lastrico dall’alluvione, è stato il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli.

Il quale, in quei drammatici giorni d’emergenza, sollecitò l’invio degli escavatori dai colori grigioverdi per liberare un ponte pericolante sul Rio San Giovanni: si vide presentare un preventivo (dagli uffici amministrativi del ministero della Difesa) di 85 mila euro.

Sotto quel ponte operarono ruspe di privati, con costi decisamente più abbordabili per le casse comunali e della Protezione civile. L’intervento dei militari nella tragica e devastante alluvione di Olbia sarebbe invece costata allo Stato italiano – una somma da stornare dai fondi stanziati per l’emergenza alluvione alla Protezione civile regionale – qualcosa come 650 mila euro. Un aspetto finanziario – amministrativo, quest’ultimo, previsto dalle nuove normative varate dal ministero della difesa in materia di interventi delle forze armate in caso di calamità naturali dopo la riforma delle forze armate, che operano sul territorio applicando «oneri e competenze da definire di volta in volta sulla base della tipologia dell'evento.

Tali tipologie di intervento comportano, in ogni caso, l'assunzione dei relativi oneri finanziari da parte dell'ente beneficiario. Eventuali prestazioni di servizi e cessioni di materiale, anche ad altre Amministrazioni dello Stato, possono essere attuate solo previo versamento anticipato presso la Tesoreria dello Stato competente per territorio del relativo corrispettivo. A tale principio si potrà derogare per i soli interventi di urgenza, ai fini di incolumità pubblica o per altri analoghi motivi di interesse generale, per i quali si procederà al rimborso a rendiconto».

Questo quanto previsto all’articolo 5 delle linee guida per le calamità naturali varato nel 2011 dal ministero della Difesa e applicabile dai tre comandi delle forze di difesa d’Italia, suddivisi in Nord, centro e Sud. Una nota del ministero della Difesa ha precisato, in analoghe situazioni, che «le forze armate non avanzano richieste onerose alle amministrazioni locali per intervenire. Il problema dei costi riguarda rapporti tra amministrazioni ministeriali».

In questo caso la Protezione civile regionale, che dovrebbe stornare oltre mezzo milione di euro dai fondi destinati agli interventi e alla ricostruzione. Ma l’Esercito professionale, e i suoi mezzi di soccorso, non sono già pagati dagli italiani?

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