La Nuova Sardegna

Olbia

Fuggirono all’alt dei carabinieri: assolti

Fuggirono all’alt dei carabinieri: assolti

I Gip ha deciso che per due 17enni era impossibile riconoscere i militari, senza segni distintivi

22 aprile 2014
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OLBIA. Di ritorno da una festa di un amico, in sella al motorino sono stati seguiti da un’auto dei carabinieri che ha cercato di fermarli per effettuare un controllo. Ma i due diciassettenni hanno scelto la fuga strattonando poi i militari e finendo così davanti al giudice. L’episodio è accaduto una notte del maggio 2013 e ora i due giovanissimi hanno vista archiviata la loro pratica dal Gip del tribunale dei minori di Sassari Guido Vecchione su proposta del Pm Luisella Paola Fenu. Gli avvocati Alessio Cicoria e Davide Bacciu, infatti, sono riusciti a dimostrare che il comportamento dei ragazzi aveva una motivazione: gli uomini dell’Arma, infatti, non erano riconoscibili. E i legali hanno chiesto l’archiviazione.

Quella notte i minori furono seguiti in viale Aldo Moro da un’auto priva di qualsiasi segno distintivo (gli occupanti erano in borghese); giunti in via D’Annunzio, li affiancò e risuonò il classico “Alt, siamo carabinieri, fermatevi”, ma i due, impauriti (era buio, in giro non c’era nessuno) e non essendo certi che non si trattasse di malintenzionati, svoltarono velocemente in via Nanni. L’auto dei carabinieri però li inseguì e tagliò loro la strada costringendoli a fermarsi. A quel punto i ragazzi avrebbero strattonato gli agenti. Da qui la denuncia per minaccia e violenza (nella fase dell’inseguimento) e ancora violenza (con lo strattonamento). Insomma erano nei guai, e in particolare uno dei due rischiava di vedere sfumare il suo sogno di entrare nell’esercito.

Il gip però non ha ritenuto idonei a sostenere l’accusa gli elementi acquisiti nelle indagini «tenuto conto che era notte, i carabinieri – si legge nel decreto di archiviazione – erano in borghese e a bordo di un’auto priva di segni distintivi, sicché è verosimile che i due ragazzi – come dichiarato – non fossero consapevoli che i loro inseguitori fossero ufficiali e agenti di polizia giudiziaria». (red.ol)

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