La Nuova Sardegna

Olbia

Fiume inquinato, pronti due milioni

di Giampiero Cocco
Fiume inquinato, pronti due milioni

Giovannelli: «Il comune di Olbia vuole però garanzie di restituzione». Ragnedda: «Sinora abbiamo fatto tutto da soli»

24 marzo 2014
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OLBIA. Per fermare l’onda nera di bitume e idrocarburi che sta inquinando le acque del rio San Guiovanni sono pronti alcuni milioni di euro. «Ma qualcuno, dal Governo, dalla Regione Sarda o dalla Protezione civile deve pur prendersi la briga di autorizzarci a spenderli affinchè possano essere inclusi nel bilancio di quest’anno», spiega Gianni Giovannelli, il sindaco di Olbia che ha predisposto, con gli Enti competenti e il collega di Arzachena Alberto Ragnedda, i piani di intervento per fronteggiare l’emergenza inquinamento. «La prima fase è già operativa – ha detto Giovannelli –, è abbiamo investito in questa 220 mila euro pur di bloccare il deflusso della macchia inquinante verso la foce. Ma questo non basta. È indispensabile passare alla fase due, ovvero attivare il Mi.Se., la bonifica e la messa in sicurezza del fiume inquinato». Problemi che attanagliano e non fanno dormire sonni tranquilli neppure ad Alberto Ragnedda, il sindaco di Arzachena il cui territorio «subisce una gravissima situazione di inquinamento che proviene da altri territori. Abbiamo cercato di allertare e coinvolgere ogni ente competente, dalla Provincia all’Arpas, passando per l’assessorato regionale e il ministero dell’ambiente e dopo aver richiesto al capo della protezione civile regionale, Giorgio Cicalò, un intervento immediato per evitare il peggio, che sta per accadere. Nessuno, al momento, ha fatto nulla, tranne la mia amministrazione e quella di Olbia. Questa è una emergenza ambientale che va affrontata e risolta in tempi brevissimi. Per questo motivo, in via cautelare, ho inviato copia di tutte le missive e delle pochissime risposte ottenute, alla procura della Repubblica di Tempio, per quanto di competenza dei magistrati inquirenti». Le devastanti conseguenze del passaggio del ciclone Cleopatra e della gigantesca piena che ha fatto alzare di circa quattro metri il livello del rio San Giovanni, che ha allagato la pianura inondando le aree industriali e residenziali di Arzachena, sono ancora perfettamente visibili sul terreno. Il ponte che attraversa il fiume, sulla circonvallazione nelle vicinanze del quadrivio per Porto Cervo è ancora chiuso al traffico. Sarà riaperto a breve, si spera prima della stagione estiva. «L’amministrazione ha già stanziato, recuperando i fondi dagli esuberi di diversi capitoli di spesa, una somma che ci consentire di effettuare i lavori necessari per ripristinare la circolazione in quella importante arteria periferica», ha spiegato Alberto Ragnedda.

Il quale non nasconde la sua grande preoccupazione per l’inquinamento del rio San Giovanni, la cui foce, nel golfo di Arzachena, è da quattro mesi sotto monitoraggio costante.

«Il rischio che quei dodicimila litri di idrocarburi e bitumi finiscano in mare nel golfo di Cannigione è concreto, da qui il nostro grido di allarme e richiesta di aiuto alle istituzioni», ha concluso Alberto Ragnedda. Una catastrofe ambientale annunciata di cui è ben consapevole Giorgio Cicalò, il quale deve barcamenarsi nel distribuire ai 66 comuni isolani colpiti dall’alluvione i 33 milioni sinora stanziati dal Governo e in buona parte già spesi per fronteggiare l’emergenza del dopo alluvione. «Capisco le difficoltà di gestione che incombono sul capo della protezione civile regionale – ha detto ieri il sindaco di Olbia Gianni Giovannelli –: le mia amministrazione è pronta ad anticipare la somma di due milioni di euro necessaria per bonificare e mettere in sicurezza il fiume. Per far questo dobbiamo però avere le garanzie che quei fondi ci saranno restituiti».

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