La Nuova Sardegna

Olbia

La Procura: Olbia è una città costruita sull’acqua

di Giampaolo Meloni
La Procura: Olbia è una città costruita sull’acqua

L’alluvione ha svelato una gestione sconsiderata del territorio, le indagini “su cause e concause” del disastro

14 marzo 2014
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TEMPIO. “Non ci accontentiamo degli stracci. Il quadro è molto più complesso, delicato, cerchiamo di fare luce su cause e concause dell’alluvione”. La determinazione operativa arriva dalle parole del sostituto procuratore della Repubblica di Tempio Riccardo Rossi, pronunciate accanto alla montagna di una decina di sacche rosse, faldoni e torri di cartelle zeppe di documenti sul “sacco di Olbia”.

La storia. Quando la soglia dell’urbanizzazione va oltre il 45 per cento dell’insediamento su un’area, la legge concede di rimediare con il risanamento,quelle forme che più comunemente tutti conosciamo con la definizione di condono. Così per decenni è stato possibile vestire di legittimità la proliferazione selvaggia dell’edificazione intorno al nucleo storico di Olbia. Una città posata sulla palude. Quartieri eretti su terreni invasi dall’acqua, senza drenaggio, coperti da vegetazione incolta. La dimensione e la pericolosità dello sviluppo senza regole è affiorata con l’alluvione.

Ma quello che tre mesi fa ha devastato case e vite umane è stato un fenomeno dal doppio volto: “Ha sommerso il territorio ma anche fatto emergere qualcos’altro”, osserva il sostituto procuratore Riccardo Rossi. Che altro? Non congetture ma indizi significativi, non trascurabili, tanto da sostenere ipotesi d’indagine che via via, nel lavoro di accertamento macinato dalla procura della Repubblica di Tempio guidata da Domenico Fiordalisi, delineano uno scenario inquietante: disastro ambientale colposo con omicidio colposo.

La palude. Non solo. Le responsabilità giudiziarie potrebbero essere anche più pesanti. All’orizzonte, quando le tessere del mosaico d’inchiesta saranno tutte al loro posto, come i magistrati prevedono, sarà difficile escludere il profilo dell’associazione per delinquere. Perchè il nodo vero sta nelle responsabilità di questa attitudine al governo allegro del territorio che i magistrati cercano di mettere a fuoco: “Una palude da bonificare”, è l’idea che spiega il lavoro d’indagine nel quale convergono filoni differenti: gestione del territorio, urbanistica, amministrazione non sempre lineare delle procedure, speculazione, affari. “L’ipotesi di lavoro – ribadisce il sostituto Riccardo Rossi – è di mettere a nudo il malcostume che ha dato corpo a questa matassa di imprudenze, errori”. Non è il caso di complottare su cupole e cupolette segrete o quasi. Ci sono però circostanze preoccupanti: “Possiamo dire che i diversi percorsi d’indagine portano sempre là, alle stesse persone”, dice il sostituto procuratore. Nomi, nessuno. Salvo i provvedimenti degli ultimi giorni, appena la crosta, sembrerebbe, di un fenomeno ben più corposo.

La memoria. “Sa come si dice: l’acqua ha memoria”, annota Riccardo Rossi. L’assunto popolare rivela meglio della legge fisica dove sta il peccato originale: “Tutto ciò è accaduto perchè si è costruito dove vigeva il divieto di edificare, zone in cui si sapeva che l’acqua sarebbe esondata”. Mattoni e cemento hanno proliferato giocando sull’ambiguità dello jus aedificandi, credendo e facendo credere che sul diritto di proprietà ciascuno avesse il diritto di fare qualsiasi cosa impunemente, pur di alimentare senza regole la cultura del metro cubo.

Il tempo. Una data? “Non c’è limite all’indagine. Non possiamo dire con precisione quando tutto ciò abbia avuto inizio, saranno i fatti, le circostanze, gli elementi accertati ad assegnare un contesto temporale a queste vicende”. Da lì verranno le responsabilità dirette. Potrebbe essere ieri o un anno fa. È verosimile tuttavia che si possa risalire a venti, venticinque anni fa. I Piani di risanamento sono entrati nella normativa regionale nell’85-87. Un’idea di quanto generato dalla bramosia edificatoria, viene dai sedici Piani messi in cantiere per Olbia. Alcuni completati, altri ignorati, confermano gli elementi raccolti finora, dai quali si capisce senza incertezze che spesso si è agito tralasciando il supporto della legalità. Qualcuno più di altri? “Hanno governato tutti”. Interferenze politiche? “Non ho interessi nella politica, né io interesso alla politica”. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

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