La Nuova Sardegna

Olbia

Alluvione, blitz ai Parioli nella casa di Claudio Rossi

Alluvione, blitz ai Parioli nella casa di Claudio Rossi

La Procura ha fatto sequestrare i documenti dell’imprenditore che ha costruito la strada della morte SPECIALE SARDEGNA DEVASTATA

30 novembre 2013
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OLBIA. Sono diventati quattro gli indagati per la tragica alluvione del 18 novembre scorso costata la vita, solo in Gallura, a 13 persone. Il più conosciuto è Claudio Rossi,fratello del più noto Alessandro deceduto da qualche tempo, imprenditori edili molto noti di Roma, titolari della società di costruzioni che a Olbia e in Gallura ha ha eseguito molti degli appalti pubblici milionari degli anni ’90. Gli altri tre sono funzionari dell’amministrazione provinciale di Sassari.

Ieri, sono scattate le perquisizioni a Roma, quartiere Parioli, nella bella casa dove abita il costruttore. La sua società ha costruito strada e ponte a Monte Pinu e già in passato, negli anni Novanta, era stata coinvolta in una clamorosa inchiesta giudiziaria. Con la perquisizione anche per l’imprenditore è scattata l’iscrizione nel registro degli indagati con l’ipotesi di reato di falso per soppressione di atto pubblico.

Il blitz, in pratica, ha permesso il recupero dei misteriosi verbali e certificati di collaudo della strada provinciale 38, a Monte Pinu, dove il fiume d’acqua ha distrutto il ponte aprendo una voragine che ha inghiottito alcune auto.

L’inchiesta ha anche accertato che l’appartamento-garage in cui la famiglia Passoni è annegata la notte del 18 novembre non aveva il certificato di abitabilità. Nessun ufficio del Comune avrebbe concesso alla proprietaria, una donna originaria della Valle d’Aosta, il documento che certifica che l’immobile ha le caratteristiche di sicurezza richieste dalla legge per essere utilizzato come abitazione.

Intanto, mentre si moltiplcano le iniziative di solidarietà arriva la denuncia dell’Unesco sulla cementificazione selvaggia dell’isola: «Le colpe dell’alluvione in Sardegna sono trentennali, il frutto di anni e anni di poca salvaguardia. È successo anche alle Cinque Terre: il dissesto idroambientale e idrogeologico è un retaggio purtroppo delle invasività nel nostro Paese della cementificazione e dell’edilizia selvaggia».

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