La Nuova Sardegna

Olbia

La grande depressione, cresce solo il pessimismo

di Luca Rojch
La grande depressione, cresce solo il pessimismo

Dal rapporto presentato dalla Banca d’Italia emerge una Sardegna in ginocchio. Tutti gli indicatori negativi, in preoccupante ascesa solo la cassa integrazione

22 novembre 2012
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OLBIA. Un’isola alla deriva economica. La tempesta globale dei mercati inabissa una Sardegna fragilissima, con numeri da grande depressione. Per leggere il rapporto semestrale della Banca d’Italia sulla situazione economica della Sardegna serve una scatola di Prozac. Numeri a picco, a crescere è solo il pessimismo, con tutti i principali indicatori dello stato di salute del mercato che segnano meno. L’unico sorriso arriva dall’export. Più 9 per cento, ma basta un attimo per capire che il dato è dopato. Quattro quinti delle esportazioni sono fatti di petrolio raffinato dalla Saras, che scivolano via senza effetti sull’economia reale della Sardegna. In realtà la macchina produttiva arranca anche in questo settore e segna un meno 4 per cento. Il rapporto presentato in città, dalle sedi di Cagliari e Sassari della Banca d’Italia, dal Dipartimento di scienze economiche e aziendali dell’Università di Sassari, da Confindustria e da Crenos, è un quadro a pennellate nere sul presente e sul futuro della Sardegna. I primi sei mesi del 2012 sono il cuore depresso della crisi, con un calo della domanda interna, un crollo degli investimenti, una picchiata di settori strategici come edilizia, turismo e servizi. Crescono solo il tasso di disoccupazione e le ore di cassa integrazione. L’accesso al credito per le imprese è diventato più complesso, con un calo del credito alle imprese dell'8,7 per cento. Anche le famiglie hanno frenato i loro consumi, con un meno 0,6 per cento del credito messo a disposizione dalle banche. Un’analisi che non lascia grandi prospettive di ripresa per il 2013, anche se c’è qualche spiraglio per la seconda metà dell’anno.

Il quadro generale. Il 2012 si conferma come un annus horribilis per la Sardegna. La domanda interna si è indebolita e le imprese hanno tagliato gli investimenti. A soffrire in modo più forte sono le aziende piccole e medie. Il crollo del mercato immobiliare continua a pesare sul settore-traino dell’edilizia e anche l’industria del turismo ha il fiato corto di una stagione nera. Il mercato del lavoro è lo specchio di questa contrazione. Sono aumentati i disoccupati e le persone in cerca di prima occupazione. Il credito alle imprese è in flessione e quello alle famiglie ristagna.

Industria. La ricerca portata avanti dalla Banca d’Italia mostra tutta la debolezza del sistema. Il 46 per cento delle imprese ha avuto ricavi inferiori rispetto al 2011, in particolare soffrono le piccole aziende. Il numero delle imprese attive è calato del 2 per cento. Le esportazioni crescono del 9 per cento solo se si considerano quelle petrolifere, non proprio un prodotto tipico della Sardegna. Senza il doping dei dati del petrolio le esportazioni crollano del 4 per cento: soffrono in modo particolare il settore della chimica e i metalli. Facile vedere come questi dati rispecchino la chiusura delle realtà produttive legate a questi settori nel nord e nel sud dell’isola. E anche per le importazioni a tenere su il dato, più 4 per cento, sono solo quelle di petrolio grezzo.

Mercato immobiliare. Il crash del sistema, il gigante dai piedi di argilla è l’edilizia. Il mercato immobiliare è crollato del 20 per cento nel 2012. E tutto quello che è legato al pianeta del mattone implode. Le ore lavorate in edilizia sono diminuite dell’11,7 per cento. A calare sono anche i mutui per l’acquisto di abitazioni, nel 2011 erano cresciuti del 3,1 per cento, nel 2012 solo dell'1,1.

Commercio. I consumi delle famiglie sono in calo dello 0,7 per cento e cattive notizie arrivano anche dalle immatricolazioni delle auto che sono crollate del 25 per cento.

Turismo. È forse la pagina più nota della crisi del sistema economico della Sardegna. Il calo dei flussi turistici viene confermato dallo studio della Banca d’Italia. Con il crollo delle presenze degli italiani e una crescita degli stranieri che compensa solo in parte il tracollo. I passeggeri trasportati dalle navi sono calati del 20 per cento, le giornate di presenza negli hotel del 7 per cento, il traffico aereo dello 0,7.

Mercato del lavoro. L’occupazione dà qualche segnale positivo. Crescono le donne, più 2,9%, ma diminuiscono gli uomini, meno 1,5, e quattro quinti delle assunzioni sono a tempo determinato. È boom per la cassa integrazione, cresciuta del 20 per cento.

Il credito. Il credito alle famiglie sarde si è contratto dello 0,6 per cento, rallenta anche la concessione dei mutui per l’acquisto della casa: cresce solo dell’1,1 per cento. Flessione per il credito al consumo, meno 3,3 per cento. Più complicata la situazione delle imprese. I prestiti si sono ridotti del 5,5 per cento, con il preoccupante meno 12 per cento per le attività manifatturiere.

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