La Nuova Sardegna

Olbia

Incendi e polemiche sconvolgono l’isola

di Giampiero Cocco
Incendi e polemiche sconvolgono l’isola

San Teodoro chiede lo stato di calamità. Non si spegne la rabbia per il ritardo dei Canadair: domani in Gallura il capo della Protezione civile

17 luglio 2012
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INVIATO A SAN TEODORO. Il day after del rogo che ha messo in ginocchio San Teodoro, dove sono andati in fumo oltre trecento ettari di territorio e sono rimaste ferite cinque persone, ha il volto sconvolto del proprietario di una manciata di case a “Li Cuparoni”, in posizione panoramica sulle alture di Monti Nieddu, il punto d’origine – sicuramente doloso – delle fiamme. Una rabbia accumulata dopo ore di terrore per essersi sentiti abbandonati: lui (emigrato da trent’anni in vacanza), i suoi familiari, i suoi beni, mentre tutt’attorno crepitavano le fiamme. Un’ira espressa contro tutti, visto il brutto quarto d’ora trascorso, e ingigantita dai turisti del fuoco, quelli che il giorno dopo, anziché tuffarsi in mare alla Cinta, vagano dentro la disperazione altrui filmando e fotografando lo scempio. Questa la base di una polemica sconfinata a livello nazionale, uno stato di tensione comune a quanti, oltre settecento tra cittadini e turisti evacuati, hanno subito danni materiali nell’incendio. Per il quale è già stato chiesto dal Comune di San Teodoro e dalla Provincia di Olbia-Tempio lo stato di calamità. La dura presa di posizione innescata dalle dichiarazioni dal primo cittadino di San Teodoro per il ritardo nell’invio dei mezzi aerei e che coinvolge amministrazioni locali, enti regionali, la Protezione civile nazionale, e scatenato il deputato Pd Giulio Calvisi, che annuncia una interrogazione al governo sul caso. Ieri mattina sopra i crinali di granito dai quali si alzavano pennacchi di fumo nero hanno operato, per l’intera mattinata, tre Canadair. Una operazione di bonifica avviata all’alba, coordinata dall’unità di crisi costituita nel municipio di San Teodoro e che ha visto impegnati decine di mezzi antincendio e centinaia di uomini. Sull’intervento dei mezzi aerei la Protezione civile nazionale dice la sua, elencando i tempi di intervento che, praticamente, confermano quanto è accaduto domenica a San Teodoro. Sull’incendio appiccato poco prima delle 13 a Li Cuparoni è intervenuto per primo l’elicottero della base di Farcana, mentre alle 14.30 il Canadair di stanza a Cagliari è riuscito a fare due lanci di ritardante prima di ritornare a Elmas per un guasto tecnico. Gli altri due aerei, quelli dislocati al Costa Smeralda, operavano a Bolotana, e il primo velivolo dirottato su San Teodoro è giunto alle 16, quando nelle frazioni il panico era ormai totale e l’evacuazione di massa era in atto. Gli altri tre Canadair sono arrivati dopo le 18, quando il fuoco dilagava verso San Teodoro. «La flotta di Stato, in tutta la sua efficienza, da sola non può fare miracoli: l’obiettivo nella lotta agli incendi è quello di preservare l’intero patrimonio italiano, di cui quello sardo è una parte». Ad aggiungere benzina al fuoco delle polemiche è l’analisi del capo della Protezione civile regionale, Giorgio Cicalò, il quale senza tanti giri di parole ha affermato che «l’uomo, sia quando appicca il fuoco sia quando assume comportamenti inadeguati, è la causa principale dei roghi, ma un fattore fondamentale del loro propagarsi è il mancato rispetto dell’ordinanza antincendi. Spesso nelle zone abitate e nei pressi di strutture ricettive, come anche a San Teodoro, non sempre le prescrizioni sono rispettate, com’è successo anche a Bolotana, dove il rogo è partito da un campo incolto. Le responsabilità della mancata pulizia dei terreni dalle erbacce che alimentano i roghi vanno divise fra tutti: privati cittadini, agricoltori e allevatori, ma anche responsabili di strutture ricettive e, per quanto riguarda le strade, Comuni, Province e Anas». I riferimenti del capo della protezione civile regionale non mancheranno di caricare a pallettoni le armi di amministratori e politici ( i quali lamentano i drastici tagli ai fondi per questo genere di interventi stagionali) che, domani mattina, incontreranno a Olbia il capo della protezione civile nazionale, prefetto Franco Gabrielli, che arriva nell’isola per rendersi conto di persona dei danni provocati negli incendi di San Teodoro e Bolotana. Che da soli raggiungono una estensione di oltre seicento ettari di terreno andato in fumo, dei circa mille interessati dalle fiamme di domenica scorsa. Sul fronte delle indagini, nel frattempo, gli investigatori del corpo forestale di Nuoro, dopo aver individuato il punto di origine delle fiamme (innescate nelle sterpaglie sotto le gallerie delle scorrimento veloce Olbia-Nuoro) hanno già inoltrato un primo rapporto alla magistratura di Nuoro, ed altrettanto hanno fatto i carabinieri di San Teodoro, che indagano sullo scoppio del container – stipato di vernici, diluenti, benzina e attrezzature varie – che ha ferito e ustionato cinque tra volontari e operai di una azienda municipalizzata. Una operazione, quella compiuta dai volontari, che era stata sconsigliata da quanti erano presenti sul posto.

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