La Nuova Sardegna

Olbia

Golfo Aranci, la rivolta dei proprietari di Terrata 2

di Tiziana Simula
Golfo Aranci, la rivolta dei proprietari di Terrata 2

Prima l’assemblea poi la manifestazione davanti al Comune: «Siamo vittime di un errore giudiziario»

28 aprile 2012
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GOLFO ARANCI. Si definiscono «vittime di un clamoroso errore giuridico», i condòmini di Terrata 2, che da un giorno all’altro si vedranno portare via le case che hanno comprato quindici, vent’anni fa, immobili diventati di proprietà del Comune dopo la confisca penale stabilita nel 2006 dalla Corte di Cassazione per il reato di lottizzazione abusiva. Lo hanno gridato ieri, all’indomani del pronunciamento della Corte suprema di Cassazione che ha confermato la confisca delle abitazioni, e in cui avevano riposto ogni speranza dopo aver scalato inutilmente tutti i gradi di giudizio per scongiurarne la perdita. Ma la sentenza non ha smorzato la loro rabbia, tutt’altro: ieri, gli oltre settanta acquirenti, in gran parte proprietari di seconde case, si sono ritrovati tutti insieme, a Olbia, e sostenuti dai loro legali hanno ribadito la loro estraneità ai fatti che hanno dato luogo alla confisca, «ci portano via le case senza essere stati mai inquisiti e mai ascoltati», hanno detto. Poi, nel pomeriggio, il sit-in davanti al Palazzo comunale di Golfo Aranci e l’incontro col sindaco Giuseppe Fasolino, nell’estremo tentativo di fermare uno sgombero non più rinviabile, e che ormai ha solo i giorni contati. A ripercorrere l’odissea giudiziaria che ha travolto la vita dei condòmini che da anni cercano di dimostrare di aver acquistato in buona fede e a spiegare perchè si ritengono «vittime di un clamoroso errore giuridico», è stato l’avvocato Benedetto Ballero. Che ha dimostrato l’insussistenza della violazione della normativa urbanistica, la cosidetta legge salvacoste (45/’89), oggetto della sentenza del 2003 del tribunale di Olbia (poi confermata nei successivi gradi) che ha disposto la confisca, ritenendo illeggittima la concessione edilizia per la costruzione di Terrata 2 perchè basata su un nullaosta di deroga alberghiera non più valido. «Il nullaosta era ancora valido perchè la legge successiva, la 11/’92 impediva solo il rilascio di nuovi nullaosta, quindi, i precedenti erano efficaci, come ha confermato poi la legge 22/’92 che ha sospeso solo alcuni dei 300 nullaosta rilasciati dalla Regione, dove non figurava appunto Terrata 2. Gli acquirenti hanno dunque comprato su una lottizzazione leggittima, e nei loro confronti si sta perpetrando una profonda ingiustizia portandogli via le case senza che abbiano fatto niente che possa giustificare questo». L’altra contestazione riguarda il cambio di destinazione d’uso del complesso edilizio, costruito dalla Rita sarda srl, nato come Rta, residenza turistico alberghiera. «Ci sono atti che dimostrano che era già iniziata l’attività della Rta: il sequestro degli immobili avvenuto nel ’97, ha impedito che venisse portata avanti», ha spiegato ancora il legale. Che ha aggiunto. «Il giudice dell’esecuzione ha riconosciuto la buona fede in merito alle norme urbanistiche ma non sul cambio di destinazione d’uso da Rta a residenziale, che non era neppure oggetto di giudizio penale».

Tutte queste rivendicazioni, Terrata 2 le ha portate avanti nei vari gradi di giudizio, una battaglia legale che va avanti da quindici anni, destinata ancora a non fermarsi. Perchè, è stato confermato anche ieri, ricorreranno alla Corte europea, mentre resta ancora aperto il capitolo relativo al Tar e allo sgombero disposto dal Comune in ottemperanza alla sentenza della Cassazione: i condòmini avevano chiesto la sospensiva del provvedimento, istanza rigettata. «Lo abbiamo già impugnato al Consiglio di Stato – ha fatto sapere ancora Ballero –. Abbiamo anche chiesto un provvedimento presidenziale cautelare, notificato a Comune e Regione». Immancabile il riferimento all’amministrazione comunale, «che nel Puc ha confermato le volumetrie esistenti a Terrata 2 senza dare la destinazione dell’area. Sarebbe stato più corretto fare un piano di recupero». Richiesta fatta, poi, nel pomeriggio allo stesso sindaco.

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