La Nuova Sardegna

Olbia

Terrata 2, un incubo per i condòmini

di Tiziana Simula
Terrata 2, un incubo per i condòmini

La lottizzazione abusiva di Golfo Aranci resta confiscata. Beffati i residenti: «Noi abbiamo comprato regolarmente»

21 aprile 2012
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GOLFO ARANCI. Ora che anche l’ultima speranza a cui si erano aggrappati per salvare le proprie case dalla confisca è crollata, lo spettro dello sgombero non è più solo una terribile minaccia ma una realtà. Ultimo doloroso capitolo per le tante famiglie che da quindici anni lottano per difendere gli appartamenti acquistati a suo tempo a Terrata 2, un complesso edilizio finito nella bufera giudiziaria e diventato di proprietà del Comune dopo la confisca penale stabilita nel 2006 dalla Corte di Cassazione per il reato di lottizzazione abusiva. Sull’ estenuante battaglia legale portata avanti dagli acquirenti, una settantina in tutto, decisi a difendere fino all’ultimo grado di giudizio le loro proprietà, ha messo la parola fine la Corte suprema di Cassazione che, nei giorni scorsi, ha rigettato i ricorsi presentati, confermando la confisca delle abitazioni. Che rimangono, quindi, nelle mani del Comune. E ora sulle loro case, incombe pesantemente il provvedimento di sgombero, già emesso dall’amministrazione comunale in ottemperanza alla sentenza della Cassazione. Un dramma per tutti i condòmini, in gran parte proprietari di seconde case, ancora di più per chi, in quegli appartamenti di 40, 45 metri quadri, ci vive.

«Se davvero ci mandano via da qui, non so neppure dire dove andremo io e i miei due figli – dice Vincenzo Muraca, originario di Novara, che nel 2003 si era trasferito a Golfo Aranci, andando a vivere nella casa che aveva acquistato nel ’95, sebbene il complesso edilizio fosse sotto sequestro preventivo dal ’97. «L’ho comprata regolarmente, ho in mano rogito e mappa catastale», continua a ripetere Muraca. Qualche mese fa, ha perso la moglie, intestataria dell’appartamento. E ora, ai suoi due ragazzi deve badare lui, che a 52 anni è senza lavoro e – se sgombero sarà, come ormai appare inevitabile –, presto anche senza un tetto sulla testa. «Se fossi solo, dormirei in macchina, ma con due figli come faccio ...». I condòmini di Terrata 2 si ritengono vittime di errori commessi da altri, e in tutti questi anni di lotta hanno tentato di dimostrare nelle varie sedi giudiziarie la loro estraneità ai fatti che hanno dato luogo alla confisca «avendo acquistato prima che sorgesse il caso», e «l’insussistenza della violazione della normativa urbanistica», come ribadito anche in Cassazione. Ma neppure l’ultimo pronunciamento, quello in cui tutti credevano, è stato per positivo. «Questa sentenza ci ha gelato, speravamo davvero di mettere fine a quest’incubo», dice Stefania Cardinetti, madre di due figli . Racconta che furono i costruttori del complesso edilizio per i quali lavorava (allora, Rita Sarda srl), a darle l’appartamento. «Poi, un giorno, arrivai e trovai i sigilli, e non avendo altro posto dove andare, il magistrato mi diede il permesso di restare. Da allora vivo lì. So che il Comune è obbligato ad attuare lo sgombero e che questa situazione l’attuale amministrazione l’ha ereditata, ma chiediamo che ci aiuti a non finire per strada». La stessa richiesta che fanno Manuela Masala e suo marito, anche loro con un figlio. «I costruttori ci diedero questa casa in cambio dei lavori fatti da mio marito, che aveva realizzato i giardini del villaggio – spiega Manuela –. Molti di noi, hanno avuto gli appartamenti così, in cambio dei lavori fatti. Siamo andati ad abitarci nel maggio ’97 e a novembre la finanza ha messo i sigilli. Siamo rimasti col permesso del tribunale, che ci ha affidato la custodia dell’appartamento. La nostra ultima speranza è che il Comune aiuti chi vive qui, a non perdere la sua unica casa: la nostra presenza servirà anche per vigilare sul villaggio, come avvenuto in questi anni».

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