La Nuova Sardegna

Olbia

Villa Certosa, blitz della Forestale

di Giampiero Cocco
Villa Certosa, blitz della Forestale

Controlli sui lavori all’interno della residenza di Silvio Berlusconi a Porto Rotondo Al posto della macchia mediterranea potrebbe sorgere un agrumeto 

31 marzo 2012
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PORTO ROTONDO. Lo sbancamento sulla collina di Punta Lada, con il decespugliamento integrale della macchia mediterranea evoluta – essenze rare come ginepri, l’euforbia arborea, le ginestre selvatiche e altre essenze cespugliose quali il cisto e l’aromatico rosmarino –, non è sfuggita agli attenti occhi degli agenti del corpo di vigilanza ambientale. Che ieri mattina, di buon’ora, hanno suonato ai cancelli di Villa Certosa, la residenza sarda del cavaliere Silvio Berlusconi, ed hanno effettuato un lungo e minuzioso sopralluogo nella parte alta dell’immenso compendio di proprietà dell’Idra Immobiliare, accompagnati dagli uomini delle forze dell’ordine che presidiano il buen retiro isolano dell’ex premier. Le ruspe prima e una decina di giardinieri dopo avrebbero dissodato e preparato quei terreni incolti, incuneati tra le rocce di granito, per l’impianto di un nuovo frutteto.

Il profumo delle zagare. Gli inebrianti e tonificanti aromi che, nelle calde serate primaverili e autunnali, si sprigionano dai fiori degli aranci siciliani (i più delicati)avrebbe invogliato l’ex premier a realizzare un nuovo agrumeto sulla collina della Certosa. L’aranceto (sarebbero state messe a dimora piante selezionatissime) va ad aggiungersi, in quel vastissimo orto botanico globale, alla collina degli ulivi spagnoli, al palmizio che ombreggia le Falappe caraibiche, le serre di orchidee e ibiscus sulle quali volano nuvole di farfalle esotiche, lo spinoso percorso di cactus e piante grasse e le decine e decine di altre specie d’ogni genere provenienti da ogni angolo del mondo per le quali Silvio Berlusconi ha speso una fortuna per farle attecchire, ambientare e proliferare sulla rinsecchita terra isolana. L’idea di impiantare il nuovo agrumeto (alla Certosa ne esistono di diverse specie, dai mandarini ai pompelmi, dai quali l’ex premier ricava essenze, canditi e marmellate che regala ai suoi ospiti) era venuta a Silvio la scorsa estate, e i suoi tecnici e agronomi avevano individuato l’area sulla quale realizzare l’ultimo desiderio del “dottore”, un esperto in botanica che conosce il nome, anche scientifico, della flora ammassata alla Certosa.

Le autorizzazioni. L’area individuata dai tecnici rientra tra quelle sottoposte a vincolo paesaggistico e ambientale, era dunque necessaria, ed è stata predisposta e spedita, una richiesta di disboscamento per circa duemila metri quadrati. Tutto in regola, tranne il nulla osta per dare il via libera ai lavori. Una autorizzazione che, allo stato attuale, mancherebbe perché l’iter burocratico (una pura formalità, pastoie non soltanto regionali delle quali l’ex premier ha più volte avuto modo di lamentarsi) non è ancora stato completato. Da qui la segnalazione agli uomini del corpo di vigilanza ambientale che ieri mattina hanno effettuato l’ispezione e stilato un verbale finito sul tavolo dei dirigenti degli uffici regionali. Dal comando dell’ispettorato forestale di Tempio, nella cui giurisdizione ricade l’immenso compendio della Certosa (120 ettari), non trapela alcuna indiscrezione. Anzi, al solo nominare il nome della Certosa, il capo dell’ispettorato forestale, Giancarlo Muntoni, ha la stessa reazione del diavolo cosparso di acquasanta. «Non parlo di accertamenti in corso, ammesso che i miei uffici li abbiamo mai avviati» ha detto, sibillinamente, il responsabile della flora e della fauna dell’intera Gallura. Un peccatuccio veniale, quello commesso dai tecnici del premier i quali, una volta accertata l’eventuale irregolarità, potrebbero essere sanzionati con una pesante ammenda. Poco male, in cambio di un nuovo angolo di paradiso dal quale si diffonderà, nell’aria salubre della Certosa, l’ammaliante profumo delle zagare. Questo nel caso in cui la richiesta avanzata agli uffici regionali venga accolta. In caso contrario coloro che hanno azzerato i tempi di realizzazione – per la fretta di profumare con ulteriori essenze naturali il vasto giardino del Cavaliere – potrebbe rispondere di violazioni alla normativa ambientale. Un reato punito penalmente.

Il precedente. «Attendo da mesi che mi autorizzino a realizzare una fontana alla Certosa. In Sardegna, dopo che avevamo approvato il piano casa con il governo, pur essendo tutte le amministrazioni di centrodestra, Regione, Provincia e Comune, ho dovuto attendere mesi per installare una fontana, su un milione di metri quadrati. Un cantiere bloccato perché non si riesce a ottenere dal Comune la variante». Berlusconi fece di quella fontana ha fatto un caso nazionale, beccandosi la precisazione del sindaco di Olbia Gianni Giovannelli, ex Pdl, rieletto a furor di popolo in una una coalizione di centrosinistra. «Non mi risulta vi siano, nelle sue proprietà, pratiche bloccate, semmai sospese a seguito di una richiesta di variante presentata in corso d'opera». Ora il caso si ripete a causa di un agrumeto che doveva essere pronto per le imminenti vacanze pasquali. Che l’ex premier intende trascorrere nell’isola, tra le zagare.

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