La Nuova Sardegna

Nuoro

Su Bentu, gli studenti filmano la piena 

di Valeria Gianoglio
Su Bentu, gli studenti filmano la piena 

Grazie a un lavoro con il Gruppo grotte, i ragazzi dell’Ipsia realizzano un sofisticato sistema di rilevamento dell’acqua

19 giugno 2017
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NUORO. Il progetto finale, per ora, resta un obiettivo ancora da raggiungere, e per realizzarlo servono almeno 10mila euro tra telecamere, Led, sensori sofisticati, cavi e sistema Wi-fi. Ma grazie al lavoro di un anno di alcuni studenti dell’Ipsia, insieme a un team di insegnanti, e al contributo dello storico Gruppo grotte nuorese, quell’ambizioso percorso tra scienza e calcoli, nelle ultime settimane ha raggiunto un importante tassello. I ragazzi della quinta A, dell’istituto scolastico, coordinati da alcuni docenti, sono riusciti infatti a realizzare il primo modellino in scala del sistema di rilevamento della piena all’interno della grotta di Su Bentu. Una delle grotte più celebri della provincia di Nuoro e dell’intera isola: anche gli astronauti dell’Agenzia spaziale europea qualche tempo fa l’avevano scelta per allenarsi in vista delle loro future sfide.

Il modellino in scala costruito dai ragazzi dell’Ipsia, guidati dall’ideatore del progetto Giovanni Tanda, e dal tutore dello stesso progetto, l’insegnante di elettronica, Gianni Gianoglio, con il docente di informatica, Tore Murgia, servirà da adesso in poi per realizzare il sistema vero e proprio che per la prima volta nella storia della grotta servirà a monitorare la piena dell’acqua all’interno di Su Bentu. Una piena che sinora, per la scienza, resta un’illustre sconosciuta. «Nessuno fino a questo momento l’ha mai studiata – spiega il docente e coordinatore del progetto, Giovanni Tanda, che è anche socio del Gruppo grotte nuorese – nessuno sa dire come arriva la piena a Su Bentu, se è impetuosa, violenta, o se invece arriva in modo dolce e graduale. Grazie al sistema di rilevamento dell’acqua, alle telecamere e ai sensori, sarà possibile invece studiarla con precisione. E questo dato costituirà un grande passo in avanti per la scienza».

Lo hanno ribattezzato “Progetto F-lumen”, gli studenti e i docenti dell’Ipsia, questo percorso fatto di impegno, calcoli scientifici, e ricerca. Ma se tutto andrà come sperano, e se, soprattutto arriverà qualche sponsor generoso, da qui ad alcuni mesi, partirà una spedizione speleologica che avrà il compito di montare l’intero apparato di rilevazione all’interno della grotta.

«Il progetto prevede l’installazione a Su Bentu di un sistema automatizzato di sensori – spiega ancora il coordinatore, Giovanni Tanda – non appena l’acqua entra, i sensori la rilevano, e questo farà scattare le luci e metterà in moto le telecamere che cominceranno a filmare tutto. È previsto, ovviamente, anche una sistema di immagazzinamento dei dati».

Come viene spiegato nella relazione che racconta nel dettaglio l’intero progetto, la zona che è stata scelta per installare il dispositivo è quella chiamata con il nome di “Sahara”. L’acqua che studieranno gli studenti e che si spera al più presto potrà essere rilevata dal sistema automatizzato di telecamere e sensori, arriva dai monti di Urzulei: questo è un dato acquisito da tempo grazie alle prove eseguite con la “fluorescina”. Da lì si dirige verso il Supramonte di Orgosolo, poi si infila nella valle di Lanaitho, finisce poi a Su Bentu, e quando ci sono le piene una parte di quell’acqua finisce in un’altra celebre grotta del Nuorese: quella di Sa Oche. E da lì passa alle sorgenti di Su Gologone, per approdare poi al Cedrino. Un percorso nelle viscere dell’isola lungo una ventina di chilometri che grazie al lavoro dell’Ipsia e del Gruppo grotte presto potrebbe arricchirsi di una nuova scoperta scientifica. La classe che si è occupata dell’intero percorso è la quinta A dell’Ipsia. I protagonisti sono stati una decina di studenti, ma i tre relatori che hanno presentato il progetto sono Pasquale Corrias, di Orgosolo, e Alessio Paddeu e Angelo Mureddu, entrambi di Orani. Oltre agli insegnanti Tanda, Gianoglio e Murgia, ha collaborato al lavoro anche l’assistente di laboratorio Angelo Baingiu.

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