La Nuova Sardegna

Nuoro

Gennargentu, riparte l’iter per il Parco 

di Francesco Pirisi
Gennargentu, riparte l’iter per il Parco 

La Cisl propone un emendamento ai parlamentari sardi: «Dopo tanti no, via alla libera adesione sul modello di Tepilora»

01 giugno 2017
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NUORO. Due decenni dopo il naufragio dell’iniziativa della Provincia, il parco del Gennargentu torna nell’agenda della classe dirigente del Nuorese. Questa volta non più dei partiti, ma del sindacato, quello della Cisl territoriale. Anche se sempre in collegamento con la politica e segnatamente con i parlamentari sardi. Saranno loro a dover presentare a governo e parlamento un emendamento alla legge nazionale 394 che nel 1991 ha disciplinato la nascita di una serie di aree protette, tra le quali il parco del Gennargentu e dell’isola dell’Asinara. Quest’ultima poi staccata dal piano per vivere di un’esistenza autonoma. Ieri la proposta è stata presentata dal segretario territoriale di Nuoro, Michele Fele, insieme a Nino Manca e Marilena De Luca, colleghi della segreteria, durante una conferenza ai piedi dell’Ortobene.
Prima le ultime di cronaca: l’emendamento è stato già consegnato ai senatori e deputati, oltre che al ministro dell’Ambiente. La richiesta è di rivedere la parte della legge “394” in cui si disciplina il comitato di gestione dell’ente-parco, per sostituire alla rappresentanza di Stato e comunità del territorio, un’assemblea di soli amministratori locali. Si parla dei sindaci dei comuni che vorranno aderire al progetto.
Una condizione di fondo nella rinascita del dibattito. Fele l’ha ribadita: «La filosofia è quella della libera adesione, un po’ come il modello Tepilora, dove si è partiti con un paio di paesi, diventati poi numerosi a tal punto che si è avuta la richiesta da parte di comunità della provincia di Sassari». La visione della Cisl è quella di un parco come un marchio per tutta l’economia della provincia e in modo specifico delle aree interne. Con queste premesse e obiettivi: «Parliamo di un territorio con una qualità ambientale di prim’ordine. L’altra ricchezza, collegata alla prima, sono le professionalità dell’economia, le tradizioni, i monumenti e la storia che a questi è legata. Il parco consentirà di dare visibilità e lustro, con una ricaduta economica e un reddito stabili nel tempo». L’oasi naturalistica come la nuova industria per il Nuorese. Questo il concetto che Fele, Manca e De Luca hanno voluto rimarcare. Con la forza di un’idea ormai matura e soprattutto con la richiesta all’opinione pubblica di guardare in maniera profonda a una provincia che arretra in quanto a ricchezza e posti di lavoro: «Come sindacato abbiamo il dovere di fare le proposte, a maggior ragione davanti a un quadro che è desolante».
L’idea della Cisl era già emersa nell’inverno del 2016 durante un convegno promosso a Oliena, uno dei centri in predicato di fare parte della riserva. Rispetto ad allora le linee sembrano più chiare. La conferma dal segretario Fele: «La soluzione migliore riteniamo sia quella di un parco nazionale, proprio per il respiro e risalto in grado di avere oltre i confini isolani. Per questo la strada è quella della modifica della legge istitutiva delle aree protette, secondo l’emendamento da noi proposto». I tempi di presentazione potrebbero essere già vicini se la legislatura non dovesse bloccarsi prima dell’autunno. In caso contrario l’emendamento sarà tenuto in caldo per la presentazione davanti alle camere neo-elette. Fele non teme furbizie elettorali: «Chiediamo un pronunciamento chiaro da parte di senatori e deputati corregionali, senza maschere di comodo». Un ruolo, a sentire la Cisl, ce l’avrà la Regione, per sostenere la modifica in parlamento, dall’alto dei poteri speciali che derivano dallo statuto. Quanto ai primi cittadini, da parte di alcuni il sindacato assicura che c’è già una posizione di favore. La filosofia con la partenza dal territorio è lo strumento per ottenere il “sì” anche di chi storicamente è stato fautore del dissenso: «Lavoreremo per togliere elementi e motivi per quelle che nelle precedenti esperienze della questione sono state le ragioni alla base del rifiuto». Per le finanze, si punta sui fondi europei.
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