La Nuova Sardegna

Nuoro

Ex Legler, lavoratori senza futuro bloccano la 131 dcn 

di Federico Sedda
Ex Legler, lavoratori senza futuro bloccano la 131 dcn 

Riesplode la protesta per dare visibilità alla vertenza  I sindacati: «Non chiediamo assistenza, ma impegni precisi»

27 maggio 2017
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OTTANA. Si sono ritrovati alle 9 davanti al grande monumento del Boe e del Merdule all’ingresso del paese. Poi, con le bandiere del sindacato, si sono spostati sulla 131 Dcn, dove hanno rallentato il traffico e distribuito volantini per sensibilizzare gli automobilisti sui contenuti della protesta e dare visibilità alla loro vertenza. Una protesta pacifica e, allo stesso tempo, disperata, quella messa in scena dagli ex lavoratori della ex Legler, la fabbrica tessile sull’asse Macomer-Ottana e Siniscola che un tempo dava lavoro a oltre 1800 lavoratori, mille dei quali a Tossilo e oltre duecento a Ottana. Quelle fabbriche, chiuse da dieci anni, hanno lasciato sul campo disoccupazione e drammi sociali, attutiti appena dagli ammortizzatori sociali che aiutano a sopravvivere, ma tolgono la dignità del lavoro e sfilacciano la speranza di trovarne un altro. Ora, anche questi strumenti sono scaduti o stanno per scadere. Così, gli ex Legler si ritrovano senza fabbriche, senza occupazione, senza reddito e senza futuro. Gli strumenti messi in campo dalla Regione per cercare una via di uscita, quali flexsecurity e welfare-towork, cioè incentivi alle imprese per assumerli, si sono rivelati pressoché inutili per la mancanza di aziende, specialmente in provincia di Nuoro. E allora che fare? Meglio tornare in piazza nel luogo simbolo di tante manifestazioni di lotta e chiedere aiuto. Sostenuti dalle federazioni dei tessili di Cgil, Cisl e Uil, gli ex Legler hanno lanciato un grido di dolore. «Chiediamo il sostegno dei sindaci, della politica, delle istituzioni e della gente – dice Domenico Angioi a nome di tutti i lavoratori – affinché si apra un tavolo regionale per istruire nuove e straordinarie linee di politiche attive per il nostro reinserimento nel mondo del lavoro». Sì, perché l'obiettivo finale di questi lavoratori, quasi tutti giovani e padri di famiglia, è il lavoro e non l’assistenzialismo. «La chiusura delle fabbriche – sottolinea la segretaria della Femca-Cisl, Katy Contini – ha creato centinaia di disoccupati. Non chiediamo assistenza fine a se stessa, per quanto nell'immediato i lavoratori abbiano bisogno di sostegno economico, ma un impegno della Regione ad aprire la strada a nuova imprenditorialità che crei nuovo lavoro». Ma il dramma immediato si chiama sopravvivenza. Molti ex tessili sono stati esclusi dalla mobilità in deroga che avrebbe garantito un minimo si sostentamento, in attesa di un reimpiego. «L'emergenza – osserva Jose Mattana della Cgil – è sanare la situazione della mobilità in deroga riguardante i lavoratori che hanno terminato nel 2016 al fine di compensare la situazione di disparità che si è venuta a creare tra i lavoratori. I tempi si stanno allungando senza certezze. Chiediamo, inoltre, che venga rivalutata la posizione dei lavoratori che hanno terminato nel 2015».
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