La Nuova Sardegna

Nuoro

«Le piste alternative sono risultate tutte infondate»

«Le piste alternative sono risultate tutte infondate»

NUORO. Dopo la pubblica accusa hanno preso la parola le parti civili, gli avvocati Paolo Canu, Francesco Mossa e Giovanni Colli che tutelano gli interessi della moglie e dei figli di Angelo Maria...

26 maggio 2017
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NUORO. Dopo la pubblica accusa hanno preso la parola le parti civili, gli avvocati Paolo Canu, Francesco Mossa e Giovanni Colli che tutelano gli interessi della moglie e dei figli di Angelo Maria Piras. Facendo proprie le conclusioni del pubblico ministero i legali si sono soffermati su alcuni aspetti dell’istruttoria dibattimentale, sottolineando l’atto di coraggio da parte dei propri assistiti di costituirsi parte civile per ottenere giustizia in un processo doloroso, delicato e complicato come questo. Perché – come hanno detto – il delitto di Angelo Maria Piras è il drammatico epilogo di una vicenda che ha avuto una terribile progressione verso livelli di violenza sempre più alti. «In questo processo – ha sottolineato l’avvocato Canu – si sono cercate piste alternative al vero movente che ha portato all’omicidio di Angelo Piras – supponendo valide ricostruzione dei fatti. Il primo di questi moventi sarebbe riconducibile all’omicidio del padre di Angelo Maria Piras risalente al 1986 di cui non si è mai saputo nulla. Il secondo sarebbe stato legato alla pista degli attentati contro gli amministratori di Lula, risultato, anche questo, infondato; infine il terzo legato ai rancori tra angelo Maria e Raimondo Melone legato al furto di alcuni maialetti. Ma nel periodo del delitto di Angelo Maria, Melone era già in carcere perchè accusato del tentato omicidio Cabua».
«L’uccisione di Angelo è accaduto quando le cose stavano andando per il verso giusto – ha aggiunto l’avvocato Mossa – Maria Calia è stata privata dell’amore del marito ma anche del sostegno morale e materiale per la crescita dei figli. Angelo Maria ha pagato con la vita il fatto di non aver accettato di essere stato estromesso dalla divisione dei beni di famiglia».
«Non possiamo che prendere atto della colpevolezza degli imputati – ha concluso l’avvocato Colli – provata da un impianto probatorio coerente in cui si intrecciano elementi di natura indiziaria, dichiarativa tecnica e scientifica sia nei dialoghi intercettati che durante l’istruttoria dibattimentale. Tutte le ipotesi alternative si sono rivelate prive di riscontri. In un processo, come nella vita, non abbiamo bisogno di avere un filmato dell’omicidio per sapere chi l’ha commesso, quando tutti gli altri elementi sono nel nostro patrimonio conoscitivo hanno forza e logicità tale da dirci inequivocabilmente come sono andati i fatti».

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