La Nuova Sardegna

Nuoro

Quei 4 giovani custodi degli antichi semi del grano

di Giusy Ferreli
Quei 4 giovani custodi degli antichi semi del grano

Nelle campagne di Girasole il sogno dell’agricoltura biologica diventa realtà

15 maggio 2017
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GIRASOLE. La loro è una missione, salvare e custodire gli antichi semi che rischiano di andare perduti per sempre e lasciarli in eredità alle nuove generazioni. Nei panni dei custodi delle antiche semenze non ci sono anziani agricoltori desiderosi di tramandare le loro conoscenze ma quattro giovani ogliastrini neanche trentenni, accomunati dall'amore per la terra e per ciò che essa produce. Salvatore, Nicola, Pierpaolo e Maurizio tutti di Girasole, piccolo paese dell'Ogliastra si sono incontrati sulla strada che porta ad una agricoltura sostenibile, dalla quale sono banditi concimi chimici e pesticidi. Nei loro progetti futuri c'è quello di costituire un'attività agricola , già battezzata “Terra e Abba”, che vedrà ufficialmente la luce questa estate. Un nome evocativo perché alle loro colture questi ragazzi ogliastrini non vogliono dare altro se non la terra, l'acqua, il sole e tanta passione.

Portavoce del gruppo di agricoltori è Salvatore Marongiu che le sue serate le passa con i tre compagni di agricoltura, tra solchi e sementi.

Come mai questa scelta così radicale?

«L’agricoltura è la fonte basilare per l’approvvigionamento alimentare dell’uomo. Purtroppo, però, nell’ultimo ventennio, sempre meno persone si sono dedicate a questa attività. In questo modo molti semi tramandati da generazioni si stanno perdendo. E' arrivato il momento del ritorno alla terra, o almeno lo è per noi».

Di cosa vi occupate principalmente?

«Tra le varie attività di cui ci occupiamo da qualche tempo, c’è, appunto, la salvaguardia dei semi antichi. Questo è un tema cui prestiamo molta attenzione. Ci siamo uniti alle altre migliaia di persone di tutto il mondo che vengono chiamate “SeedSavers” ovvero “Custodi dei semi antichi” e in questa maniera ci impegniamo a preservare, ricercare e riprodurre quanto più possibile la biodiversità agricola originaria. I SeedSavers negli Usa, pur divisi in due distinte associazioni, sono circa 50mila: in Europa molto meno. Ciò che è stato salvato è nulla rispetto a quanto si è estinto per sempre».

Una missione ardua, se non impossibile. Non temete di fallire?

«Ma noi ci crediamo. Tutto è cominciato nel 2011, quando grazie a Facebook e al passaparola, ho scoperto che il mio rispetto della natura e per l’alimentazione genuina erano condivisi da altri ragazzi ragazze. Fu in quell’anno che conobbi Vincenzo Deiana, un altro appassionato, e con lui e diversi amici, provenienti da tutta la Sardegna, cominciammo a realizzare orti sinergici nei piccoli appezzamenti di terra di chi desiderava avvicinarsi a questo tipo di agricoltura».

Che cosa sono gli orti sinergici?

«Sono gli orti dove le piante si aiutano a vicenda. Soprattutto non si utilizzano pesticidi o concimi e non si estirpano mai, ma si controllano, spuntandole, le infestanti. Il gruppo negli anni è cresciuto e abbiamo sviluppato una serie di progetti per la terra e per chi la abita. Le collaborazioni con associazioni che operano in questo settore sono state di fondamentale aiuto. Non posso non citare Dommu Abi manna, Terre Colte, Semene, e Tricumonooro, ultima per ordine cronologico ma non per importanza.E proprio a Dommu Abi Manna da Marilena Melis a Sarrala che conobbi nell'estate del 2016 Lorenzo Moi, un ragazzo di 29 anni come me, che da Padova ha deciso di trasferirsi in Sardegna per dedicarsi completamente all'associazione di cui è il vicepresidente: TricuMonoOro. Grazie a questa associazione abbiamo avuto la possibilità di avere qualche chilo del preziosissimo seme del grano Monococco per riprodurlo insieme a i miei amici di “Terra e Abba”.

Quindi avete già sperimentato qualche coltura?

«La scorsa stagione abbiamo coltivato e raccolto il primo zafferano di Girasole, e quest’anno potenzieremo l’impianto. Coltiviamo anche il grano senatore Cappelli, e stiamo riproducendo due varietà di Monococco, il grano tenero Gentil Rosso, lo Scorzonero e il Trigu Biancu».

Tra tutte queste varietà una in particolare è da trattare con un occhio di riguardo. Grande è l’attenzione dei quattro ragazzi di “Terra e Abba” nei confronti del Monococco. Questo perchè – secondo i giovani ogliastrini e, soprattutto, secondo recenti studi scientifici – le sue caratteristiche meritano attenzione. Il Monococco è il grano antico per eccellenza, il primo ad essere stato domesticato dall’uomo. Ha un eccellente profilo nutrizionale: non solo ha un contenuto proteico che arriva fino al 22 per cento ma ha anche un contenuto di carotenoidi, (pigmnenti colorati con proprietà antiossidanti) di molto superiori a quelli contenuti nel grano tenero, e vitamina E. Inoltre tutte le varietà hanno un glutine poco tossico. Le varietà di Monococco coltivate svolgerebbero un'azione preventiva nei confronti della celiachia se consumate da dopo lo svezzamento in sostituzione di grano tenero e duro. Questo tipo di grano se coltivato e consumato maggiormente, diminuirebbe, nel lungo periodo, l'incidenza di patologie legate all’intolleranza al glutine. L’appuntamento per approfondire i temi dell’alimentazione genuina e della riscoperta dei grani antichi è per il 24 maggio a Tortolì. Nel corso della manifestazione “Monumenti aperti” è in programma un incontro nell’ex Blocchiera Falchi con Lorenzo Moi di TricuMonoOro e con uno dei principali esperti del settore: il professor Sandro Garofalo.

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