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Nuoro

Sposarsi e dirsi addio: record separazioni nel Nuorese

Sposarsi e dirsi addio: record separazioni nel Nuorese

La provincia di Nuoro al primo posto in Italia, i dati sono stati diffusi all’inaugurazione del Tribunale ecclesiastico interdiocesano

14 maggio 2017
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NUORO. Primo posto in Italia con la percentuale più alta di separazioni. È la provincia di Nuoro a vestire la maglia nera per il numero di matrimoni andati in frantumi. Cifre, quelle relative al 2014, che delineano un quadro tutt’altro che roseo: il dato nazionale parla, infatti, di 35.2%; quello sardo scrive il 37,4%, con Nuoro e provincia in testa.

Tema delicato quello affrontato ieri mattina nella sala “Don Cabiddu” della cattedrale nuorese, durante l’inaugurazione ufficiale del tribunale ecclesiastico interdiocesano unico per le due diocesi di Nuoro e Lanusei, alla presenza di Maurice Monier, pro-decano del Tribunale della Rota Romana, dei vescovi di Nuoro e Lanusei, Mosè Marcia e Antonello Mura, del vicario giudiziale don Ernest Beroby, parroco di Villagrande Strisaili, del vicario giudiziale aggiunto, don Alessandro Fadda, parroco di San Paolo a Nuoro. Presenti, tra gli altri, anche il vicario giudiziale dell’ex tribunale ecclesiastico regionale sardo, Mauro Bucciero, e il vicario giudiziale del tribunale d’appello, don Luca Venturelli. Nutrita anche la rappresentanza delle autorità civili e militari e del mondo forense.

«Dati che mi hanno profondamente interrogato quelli che pongono la provincia di Nuoro in testa alla classifica per i matrimoni andati in fumo – ha commentato il vescovo di Nuoro Mosè Marcia – dal momento che la prima nostra preoccupazione deve essere la salvezza delle anime. Questo presuppone un’attenzione particolare agli sposi lungo tutto il percorso di coppia. Quello che inizia oggi, dunque, è un nuovo cammino che possiamo definire storico, teso ad accogliere, discernere e orientare, a tutelare al tempo stesso la fede e la disciplina». Dando seguito all’attuazione della riforma dei processi di nullità matrimoniale, approvata da Papa Francesco con il Motu Proprio "Mitis Iudex" dell’8 settembre 2015, il tribunale interdiocesano è dunque una realtà. «Un nuovo inizio molto bello delle nostre chiese – è stato il commento del vescovo di Lanusei, Antonello Mura – che ci interroga sul senso di vicinanza alle persone, fortemente presente nel documento di riforma voluto dal Papa. Una riflessione non solo su cosa significhi vivere il matrimonio, ma su quell’azione necessaria laddove le ferite sembrano irrecuperabili e dove c'è una sofferenza. La novità, dunque, non consiste solo nell’offrire il servizio di un tribunale, ma di un concreto supporto pastorale che orienti i credenti e, se è il caso, li accompagni nel percorso non facile e sempre doloroso di questa verifica».

Maurice Monier, del tribunale della Rota romana, ascolta, incoraggia e conforta, sottolineando il passo significativo che le due diocesi hanno appena compiuto. «Questi vescovi sono due campioni sulla strada tracciata da Papa Francesco – sono state le parole del Pro-decano della Rota romana – perché quello che si prendono oggi è un grande impegno. Una scelta coraggiosa con la quale offrite a tutta la chiesa una bella testimonianza. Il Santo Padre ha chiesto ai vescovi di camminare su questa strada per incontrare la gente: sono tantissime le persone ferite che cercano di raggiungere questa Chiesa. Forse le nostre strutture non sono sufficientemente vicine per poter portare conforto – si è scusato Maurice Monier – Serve, dunque, una vicinanza particolare. Non è una riforma campata per aria questa del Papa venuto da lontano. La prossimità dei vescovi è la “ratio” della Chiesa e del diritto stesso. Certo, occorre comprenderla appieno e concretizzarla. Ma i tempi sono cambiati e noi non dobbiamo avere paura».

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