La Nuova Sardegna

LANUSEI. Il polverone sollevato dal braccio di ferro sul trasferimento del maxi processo della presunta banda dei portavalori a Bancali si allarga. Il presidente del consiglio dell’ordine degli avvocati di Lanusei, Gianni Carrus, dopo aver ribadito a più riprese la sua contrarietà allo spostamento delle udienze e aver appreso le ragioni del collegio difensivo, ha convocato per domani alle 11 l’organismo forense. «Preso atto del comunicato del collegio difensivo - spiega Carrus - ho immediatamente convocato il Coa affinché valuti il contenuto del documento e assuma le determinazioni del caso». Ad appoggiare le ragioni dei difensori degli imputati è scesa in campo anche l’Unione regionale delle curie della Sardegna «che – prosegue l’avvocato – condivide in tutto e per tutto il contenuto del documento». E ora che l’intero processo si sposta nell'aula bunker del penitenziario sassarese (a partire addirittura dalla prima udienza) il timore è che si aprano nuovi scenari. E che rappresenti un primo passo verso lo smantellamento del presidio di giustizia ogliastrino, già al centro di un tentativo di chiusura non andato in porto anche per la strenua opposizione del territorio. «Posso dire senza ombra di dubbio - incalza il presidente del consiglio dell’ordine forense – che vigileremo perché la giustizia non subisca nessun rallentamento né nel settore civile né in quello penale. Anzi chiederemo perché i progetti relativi alla sicurezza di tutti i tribunali della Sardegna, e in particolare di quello di Lanusei, siano fermi al palo da anni, senza che chi di competenza abbia mai assunto le determinazioni dovute». Il riferimento riguarda il progetto che prevede l’installazione dei metal detector a Lanusei, fermo in Procura generale da sette anni.