La Nuova Sardegna

Nuoro

La pasquetta a Tonara fa il pienone con il torrone

di Giovanni Melis
La pasquetta a Tonara fa il pienone con il torrone

Migliaia di persone alla sagra allestita nelle vie del centro storico del paese «Abbiamo fatto più di cento chilometri per arrivare qui, ma ne è valsa la pena»

18 aprile 2017
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TONARA. Un torrone certificato e prodotto da commercianti qualificati. E venduto da ambulanti tonaresi con tanto di marchio identificativo. Il nuovo percorso del torrone di Tonara passa ad una fase successiva. La presentazione del nuovo marchio, la politica di tutela, la certificazione dei prodotti impiegati sono stati il leit motiv della riuscita sagra di pasquetta, che ha portato migliaia di persone ad affollare il centro di Tonara.

Organizzata dal Comune, retto dal sindaco Flavia Loche, dalla Pro loco con la collaborazione delle numerose associazioni locali, la sagra anche quest’anno ha regalato emozioni e golosità.

Il Comune e la Pro loco hanno imposto un maggiore rigore ai produttori nella presentazione dei prodotti. E quello che c’era sui banchi di vendita ed in degustazione non era un torrone comune; era il massimo in fatto di qualità, certezza delle materie di lavorazione, miele locale o della Sardegna in genere, frutta secca dei boschi del Gennargentu o delle zone collinari del Campidano, con riguardo alle mandorle. Un investimento sulla qualità che lancia Tonara come polo produttivo d’eccellenza a livello nazionale. «Abbiamo inaugurato un percorso virtuoso – ha detto il vice sindaco Gian Luigi Noli – e intendiamo tutelarlo in ogni passo». Dopo tanti anni di tentativi, Comune e Pro loco, assieme gli artigiani locali, hanno dato il via ad un irreversibile processo di marketing e qualità che dovrà rafforzare la presenza del torrone tonarese in ogni segmento del mercato; dal torrone degli ambulanti, a quello commercializzato in piccola e grande distribuzione, dovranno avere qualità e caratteristiche note e controllate. Con un occhio di tutela verso gli ambulanti. Fatto apprezzato dai visitatori.

«Abbiamo fatto più di cento chilometri – dice Sandro Sanna, giunto da Sassari in comitiva – per arrivare all’essenza del torrone. Ne è valsa la pena. La manifestazione è migliorata molto e i prodotti sono di eccellente qualità».

Ammirazione per l’arte dei campanacci. La famiglia Sulis da un lato e i fratelli Floris dall’altro sono i custodi di questa arte antica che attira quanto la lavorazione del torrone. Ascoltare Marco e Salvatore Floris che martellinano i campanacci, creando una sorta di musica, attira l’attenzione.

«È da anni che veniamo da queste parti – dice Antonio Manca, appassionato di Cagliari – sia per la bontà del torrone ma soprattutto per assistere al prodigio della creazione dei sonaggios. Una fase di lavorazione impegnativa che porta alla realizzazione di prodotti unici». Soddisfatta l’amministrazione e la Pro loco. Il sindaco Loche ha ringraziato «tutti per il grande lavoro fatto». Il vice presidente della pro loco Bicio Pruneddu ha invece evidenziato «il percorso virtuoso da percorrere per la valorizzazione del torrone che è bene primario per l’economia tonarese».

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