La Nuova Sardegna

Nuoro

Bitti, festa per l’Annunciazione restaurata

di Paqujto Farina

Oggi ritorna nel santuario il gruppo scultoreo del 18esimo secolo. Felice il parroco don Mula

25 marzo 2017
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BITTI. Oggi, nella giornata in cui si festeggia l’Annunciazione, nel santuario bittese della Santissima Annunziata la ricorrenza avrà un ulteriore motivo per essere celebrata. Nella chiesetta al centro delle tradizionali “cumbessias”, a trenta chilometri dal centro abitato, farà ritorno, accompagnato dai fedeli, il gruppo scultoreo dell’Annunciazione, restaurato di recente. Non si possiedono informazioni attendibili sulla provenienza dell’opera, ma tutti concordano sull'importanza artistica. Secondo la tradizione risalirebbe al XVIII secolo, ed è costituita da tre corpi, sculture lignee policrome successivamente gessate: la Madonna, l’Arcangelo Gabriele e la colomba. Reso possibile grazie ad una munifica donazione di una famiglia di Bitti, il restauro è stato realizzato da Gabriella Usai, esperta nella ristrutturazione di opere d’arte, avvalendosi della collaborazione di Flavia Casana. Dopo il via libera di don Sebastiano Corrias, responsabile dell’ufficio beni culturali della Curia di Nuoro, sono occorsi nove mesi di lavoro, seguiti inizialmente dallo storico dell’arte della Sovrintendenza di Sassari Maria Paola Dettori e in un successivo momento sotto la supervisione del dirigente Maura Picciau. Molto soddisfatti sia il parroco Don Mario Mula che la restauratrice, che durante un incontro a San Giorgio si è più volte soffermata sull’entità del patrimonio artistico-religioso del paese barbaricino, definito di primaria importanza con le sue 23 chiese, decine di sculture e innumerevoli opere nascoste. Non era la prima volta che “l’Annunciazione” viene sottoposta a cure di rigessatura e ridipintura, e bisogna dire che chi era intervenuto precedentemente non lo aveva fatto con mani di velluto, con rifacimenti vari che avevano lasciato numerose stratificazioni, celando la bellezza originaria dell’opera. I danni principali erano dovuti al fatto che le sculture sono tutte e tre costituite da differenti essenze – alla base del simulacro della Madonna per esempio ci sono ben sette blocchi di legno diversi tra loro – e nel corso del tempo, con l’usura dei vari spostamenti, l’assemblaggio delle parti ne ha risentito in modo significativo. Inoltre presentava diverse fratture e principi di tarlatura, oltre l’aver perso molta cromia e gessatura, sia nei corpi che nel piedistallo. Quest’ultima parte del gruppo scultoreo fu sicuramente aggiunta in epoca successiva. Originariamente la Beata Vergine non posava di certo sullo stesso piedistallo dell’Arcangelo Gabriele, con quest’ultimo che rimaneva sospeso a mezz’aria.

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