La Nuova Sardegna

Nuoro

Cai alla conquista del Supramonte

Cai alla conquista del Supramonte

Escursione tra le doline e i sentieri dei carbonai che hanno fatto la storia dell’isola

22 marzo 2017
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NUORO. Quando la Sardegna interna apre le finestre sulla sua storia, per i soci Cai-Nuoro, doline di calcare, cuiles, mufloni, sentieri e piazzuole dei carbonai diventano luoghi magici e carichi di fascino. Luoghi antichi, di radici fuori dal tempo che evocano miti e leggende. Toccos de coroios, canalone stretto, da Lanaitho si inerpica verso il Supramonte di Orgosolo. Bellezze indicibili, cielo dal blu intenso, calcare accecante, verde di forti contrasti che caratterizzano l’escursione numero 5 dei soci Cai Nuoro. A dirigere è Peppino Cicalò, Salvatore Cambedda, Prina Alfieri e Carlo Melis. Volontà e coraggio in una domenica qualunque di metà marzo, per tanti soci, fuori dai soliti circuiti della quiete. Si inizia: zaini carichi, dal profondo della valle Lanaitho, ancora fredda dalla notte. Si va sotto Tiscali, deviazione a sinistra per Troccos de Coroios. La salita è lenta. Ecco Codula Ozzastru: stalagmiti ai lati della gola stretta, e sopra il blu del cielo, foglie e radici di piante che sconfiggono con violenza le pareti di calcare. Pendii sassosi, coperti di lentisco e ginepri. Si sale, ancora e la stanchezza inizia. Qui si narra del muflone solitario che cerca l’acqua. Quindi cuile Serra Lada, metà percorso, con più fatica. La parte più dura, pietraie, senza sentiero. Si apre spaventoso “Su Sercone”, area Orgosolo, dolina carsica, 200 metri di profondità, 400 di larghezza. Il gruppo guarda intorno, l’inghiottitoio e le pareti verticali ne impediscono l'accesso. Solo una traccia di sentiero a sud, conduce sul fondo. Ginepri contorti dal vento e tassi. Casa ideale per mufloni e cinghiali. Si sale: Nuragheddu, nelle sue rovine testimone austero di una Sardegna resistente. Poi Campu Donianigoro, verde piana, fonte di ricchezza per orgolesi e dorgalesi a 900 metri sul livello del mare. Oltre, la magia della solitudine. Il gruppo raggiunge punta sa Pruna, punta Solitta, Corrasi, Cusidore, monte Uddè, punta Cucuttos. Non lontana l’acqua preziosa de sa Funtana e s’arga. Qui si erge come guardia il vecchio cuile, di ziu Raffaele. I dorgalesi, con proverbiale maestria e operosità, hanno rimesso in sesto, offrendolo alla disponibilità di tutti. Inizia la discesa su un sentiero faticoso, scosceso. Decine di piazzuole, ancora incenerite, segnano boschi impietosamente rasi al suolo, fin giù, al fiume, alla rampa di badde Doronè.

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