La Nuova Sardegna

Nuoro

Roberto Fragata raggiunto da due fucilate

Omicidio di Arzana, autopsia finita a tarda sera. I funerali potrebbero essere celebrati oggi

14 febbraio 2017
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ARZANA. L’autopsia sul corpo di Pietro Roberto Fragata, il tabaccaio 46enne di Arzana ucciso a fucilate sabato mattina, è finita a tarda sera. L’anatomopatologo Roberto Marcialis consegnerà agli inquirenti tutti gli elementi ricavati dall’esame autoptico che in modo dettagliato certificheranno modalità e cause della morte dell’uomo, finito con un colpo di grazia al volto.

Stabilirà anche se a sparare siano state una o più armi. Due i colpi andati a segno e almeno dieci i pallettoni che hanno raggiunto Fragata tra testa e tronco, uccidendolo sul colpo. La salma dell’uomo, potrebbe quindi essere resa oggi ai familiari per la celebrazione dei funerali.

Intanto i carabinieri della Compagnia di Lanusei coordinati dal capitano Claudio Paparella, continuano le indagini nel più assoluto riserbo. Anche ieri sono state sentite diverse persone del paese e del circondario, nel tentativo di ricostruire gli ultimi mesi di vita dell’uomo, dopo gli anni trascorsi in carcere. Si scava infatti nel suo passato, nei suoi legami con nomi illustri della malavita ogliastrina con i quali si è reso protagonista di alcuni reati nella Penisola. Pietro Roberto Fragata, infatti, insieme a Raffaele Arzu (l’ex latitante di Talana) e ad altri complici, era stato condannato a 15 anni di carcere per una rapina in un supermercato di Perugia.

Era invece stato prosciolto dal gip del tribunale di Perugia dall’accusa di avere preso parte all’assalto al Monte dei Paschi di Umbertide, il 30 gennaio 2006, dove rimase ucciso il carabiniere Donato Fezzuoglio e ferito l'appuntato Enrico Monti. Fragata aveva scontato sei anni di carcere e da ottobre scorso aveva ottenuto l’affidamento in prova perché considerato un detenuto modello. Da allora lavorava insieme alla moglie Antoniettina Mancosu nella tabaccheria, a pochi passi dalla piazza centrale del paese. Era un abitudinario e ormai conduceva una vita riservata.

Le sue giornate erano scandite dai ritmi del lavoro e della famiglia: tutte le mattine alle 7, 30 usciva di casa e vi faceva rientro per pranzo. Poi di nuovo nel pomeriggio fino a sera, alla chiusura dell’esercizio commerciale. Sabato però il killer lo ha atteso in via Marco Polo e a metà salita ha esploso le fucilate mettendo fine alla sua vita. (k.s.)

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