La Nuova Sardegna

Nuoro

«Errori vecchi che vanno pagati»

di Francesco Pirisi
«Errori vecchi che vanno pagati»

Voragine dei debiti, il presidente della Commissione d’inchiesta spiega come si è ingrandita

17 gennaio 2017
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NUORO. La commissione d'indagine del Consiglio comunale su espropri e incompiute potrebbe dare luce e fisionomia a una serie di operazioni amministrative del passato segnate da errori e concluse con condanne pecuniarie per l'ente municipale. I primi responsi saranno illustrati all’assemblea nelle prime sedute dell’anno. Riguardano la costruzione del palazzetto dello sport a “Tanca ’e s’ena”, la strada di collegamento con la caserma dei vigili del fuoco e la vicenda dell’edificio di S’Ortu ’e Tissi a Mughina, costruito secondo uno dei progetti pilotis, ossia con i primi piani aperti per scongiurare rischi idro-geologici alle abitazioni realizzate sopra. Progetto di cui è stato contestato l’esproprio per via del cambio della destinazione da edilizia popolare a residenze di lusso e la chiusura degli stessi piani Pilotis con appartamenti che si sono moltiplicati. Interessi su affitti sui quali l’ente ora chiede indietro locali e utili monetari ai titolari della cooperativa Olimpia.

Tre casi e tre condanne per il Comune che dovrà pagare oltre 5 milioni, dopo le sentenze di Tribunale e Corte d’appello. Ciò che si è verificato in concreto lo dirà ai consiglieri Peppe Montesu di “Nuova Nuoro”, che ha presieduto la Commissione nominata nel novembre 2015 e scaduta un anno dopo. Dei cinque punti assegnati rimangono da esaminare i casi del Centro polifunzionale di via Roma e la ristrutturazione dell'ex Mercato civico di piazza Mameli. Tanto che Montesu chiederà un rinnovo dell’incarico, a nome anche dei 12 componenti dell’organismo. «Perché – spiega – il tempo non è stato sufficiente, vista la mole di documenti da esaminare e le persone da sentire, tra ex amministratori, progettisti e persone a conoscenza delle vicende in esame».

I fatti partono addirittura dagli Anni Settanta e sono databili nel decennio successivo molti passaggi che poi si riveleranno determinanti con errori e atti non compiuti secondo l’ortodossia del diritto amministrativo. Montesu, che durante la giunta Bianchi, aveva portato in Consiglio la mozione per l’istituzione della commissione, inquadra in poche parole la situazione: «Abbiamo accertato che ci sono state incongruenze politico-amministrative e responsabilità, con connessi danni per l’ente e la cittadinanza, sulle quali si dovrebbe andare più a fondo, con l’intervento degli organismi giudiziari competenti».

Un secondo tempo non di competenza della Commissione consiliare, che ha preparato il terreno e aspetta che maturino i frutti. L’istanza, certo legata a un’esigenza di moralità e legalità, c'entra con il rischio di collasso finanziario del Comune, con i suoi 50 milioni di debiti, per i quali ogni anno ne escono dalle casse 5 per saldare ammortamenti e interessi.

«Gran parte della voragine – aggunge il presidente Montesu – è stata la conseguenza di espropri mai chiusi nell’iter burocratico e dunque mai saldati in tempi certi, con la conseguenza di ricorsi e cause legali da parte dei proprietari, nella maggior parte dei casi perse dall'ente».

L'ultima condanna di un collegio giudiziario è per il ricorso dell’impresa che ha realizzato il primo lotto dei lavori del Centro polifunzionale di via Roma, sorto nell’area delle vecchie carceri. La vicenda accertata dalla Commissione Montesu: «Il tutto ruota, nel tempo della costruzione, tra una richiesta e una rassicurazione all’impresa di realizzare anche il secondo lotto del complesso. Assicurazione presa in maniera seria tanto da realizzare lavori anche oltre quanto fissato nell’appalto iniziale. Il secondo affidamento è però saltato e l’impresa si è rivolta al giudice, che le ha riconosciuto il credito».

Il centro non è stato aperto, se non in qualche sporadica occasione, anche perché privo di arredi e soprattutto perché in attesa di collaudo. Sono andate meglio le cose per l'Ex-Me di piazza Mameli, che ogni giorno è tappa di cittadini e consumatori e apre le porte a convegni e seminari. I rischi che qualcosa a un certo punto possa anche incepparsi non è remoto. Secondo i primi accertamenti della Commissione lo stabile è costato molto più assai di quanto preventivato. I casi chiusi hanno come aumentato la voglia di continuare. Il consigliere comunale disegna una politica, tra gli anni '70 e '80, con qualche spunto anche per il tempo successivo, fatta di troppe libertà e licenze. C’è anche un punto specifico in questo esaminare e ora discorrere: «Molti dei guai e oggi dei debiti, sono conseguenza della modifica del regolamento edilizio. Prima infatti, nei cosiddetti comparti, si operava con convenzioni tra il Comune e il cittadino-proprietario: il primo assegnava una licenza edilizia e delle volumetrie, in cambio di cessioni per realizzare strade e servizi. La regola è stata però strattonata e messa all’angolo e l’ente si è limitato ad approvare i progetti e assegnare i volumi. Se poi aveva necessità di realizzare collegamenti stradali o spazi verdi andava a espropriare le superfici, con tutto quello che ne è risultato in termini di costi e debiti».

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