La Nuova Sardegna

Nuoro

Abusi in via Aosta «Solo due operatori per oltre 40 anziani»

Residenza Familia, nuova udienza davanti alla Corte d’assise Ieri la testimonianza del dirigente medico della Questura

14 dicembre 2016
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NUORO. «Ho lavorato come operatrice sanitaria solo una notte nella casa di riposo di via Aosta e mi è bastato. La direttrice mi ha chiamato il giorno in cui sono stati trasferiti nella struttura gli anziani della casa alloggio di via Lombardia, che era stata chiusa. È stata una notte terribile. C’erano più di 40 pazienti, molti dei quali non autosufficienti, ed eravamo solo in due. C’era un odore insopportabile. Un anziano è caduto dal letto, volevo chiamare il 118 ma il collega me lo ha impedito». Un’altra udienza drammatica, ieri, davanti alla Corte d’Assise (presieduta da Giorgio Cannas, a latere Antonella Useli Bacchitta) al processo che vede come imputati la direttrice della casa di riposo “Residenza Familia” Rossanna Serra (difesa dall’avvocato Francesco Lai) e il responsabile della struttura, Gianluigi Msala (difeso da Francesco Carboni). Per loro le accuse, formulate dal pubblico ministero Giorgio Bocciarelli, vanno dai maltrattamenti all’esercizio abusivo della professione, dall’abbandono di incapace alle lesioni gravi fino all’omicidio colposo.

Ieri, oltre a tre operatrici sanitarie e a due volontari, ha deposto anche il dirigente degli uffici sanitari della Questura di Nuoro, Andrea Spanu. «Feci una visita ispettiva l’8 giugno del 2015. C’erano 34 anziani, dei quali almeno 30 erano non autosufficienti. Le loro condizioni erano abbastanza buone. Ricordo solo che c’era un odore insopportabile nella struttura». Poi davanti alla Corte hanno deposto altre due operatrici sanitarie che hanno confermato quanto dichiarato dai colleghi nelle udiene precedenti. «Gli odori sono il ricordo più vivo – ha raccontato una di loro– Un odore di feci e urine non solo nelle stanze, ma anche nei corridoi. Ero costretta a portarmi i guanti da casa. Non c’erano neanche le spugne per l’igiene personale né gli asciugamani. Era inutile protestare con la direttrice, non voleva sentire le nostre lamentele». I problemi, come ha raccontato un’altra operatrice sanitaria, esplodono quando nella struttura vengono trasferiti, nel 2013, gli anziani ospiti della casa alloggio di via Lombardia. «In tutto c’erano una quarantina di pazienti, molti dei quali non autosufficienti. La struttura era piena, c’era un odore insopportabile. Ho lavorato solo una notte in via Aosta ed è stata una notte terribile. Il giorno dopo ho chiamato la direttrice per dirle che non avrei più lavorato per lei». Sempre ieri è stato sentito come testimone assistito anche Alessandro Fadda, un uomo senza fissa dimora che viveva nella struttura di via Aosta. L’anziano, sentito con l’assistenza del difensore perché nelle precedenti udienze sono emersi indizi a suo carico, ha raccontato di aver assistito, una notte, a una lite tra due operatori e un anziano ospite della struttura, finito poi in ospedale. «Il paziente era come impazzito. Per difendersi un operatore lo ha colpito con una stampella alla spalla. Ma non è bastato, l’anziano si è messo a inseguire l’altra operatrice e poi è caduto». Una versione dei fatti difforme da quella raccontata dall’uomo alla polizia, come gli ha contestato il difensore delle parti civili, Nazarena Tilocca. «Sta cambiando versione». Il processo proseguirà il 28 febbraio. (g.z.)

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