La Nuova Sardegna

Nuoro

Torna la blue tongue, due casi in Baronia

di Sergio Secci
Torna la blue tongue, due casi in Baronia

Scoperti focolai a Budoni e Lodè, la Regione pronta a una nuova campagna di vaccinazione degli ovini contro il genotipo 4

13 dicembre 2016
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NUORO. Proprio quando l’emergenza sembrava definitvamente superata, si riaffaccia l’incubo della famigerata lingua blu, la febbre catarrale che aggredisce gravemente gli ovini. Nel giro di pochi giorni infatti due focolai di blue tongue sono stati riscontrati in altrettanti allevamenti, uno a Budoni e uno a Lodè. Scatta dunque l’emergenza per gli allevatori baroniesi che negli anni scorsi ebbero le greggi decimate da ben tre epidemie, a partire dal 2000. La Regione Sardegna dal 2004 ha iniziato un programma di lotta alla blue tongue di tipo multidisciplinare e integrato, dove alla vaccinazione per i sierotipi circolanti si è associata la profilassi diretta, finalizzata al controllo dell'insetto che trasmette la malattia.

I servizi veterinari delle due Asl competenti (Olbia per Budoni e Nuoro per Lodè) hanno subito adottato i provvedimenti per evitare il diffondersi della malattia. E di conseguenza i sindaci di Budoni e Lodè, ma anche dei centri circostanti, hanno emesso ordinanze che vietano la movimentazione del bestiame. Sono stati inoltre circoscritti i territori attorno agli ovili colpiti dal morbo nel raggio di venti chilometri dai punti in cui è stata riscontrata l’infezione. In questo modo tutti gli allevatori residenti nei comuni di Budoni, San Teodoro, Padru, Torpè, Posada e Lodè devono segnalare ai servizi veterinari delle rispettive Asl qualsiasi sospetto di malattia, inoltre non possono procedere allo spostamento degli animali senza aver ottenuto l’autorizzazione.

La malattia è considerata esclusiva dei ruminanti. La pecora è la specie più sensibile all'infezione con sintomi clinici anche gravi, mentre bovini e caprini vengono infettati ma sono più resistenti e generalmente presentano sintomi lievi.

Una doccia fredda per gli allevatori, dunque, ma anche per la Regione Sardegna che proprio nei giorni scorsi aveva annunciato come nel corso del 2016 non si fosse verificato in tutta l’isola alcun caso di blue tongue, in virtù della campagna di vaccinazioni e della ritrovata collaborazione tra servizi veterinari e allevatori. Un dato positivo dopo l'epidemia del 2013, che aveva fatto registrare 5777 focolai con 113mila capi morti e oltre 500mila capi ammalati. Al punto che l’assessorato regionale alla Sanità aveva valutato, insieme con il ministero della Salute, la possibilità di vaccinare, nel corso del 2017, soltanto agnelli e vitelli, i capi destinati all'esportazione e i capi da rimonta.

È evidente che i focolai appena individuati costringano la Regione a un cambio di rotta, ma questo non significa che la lotta contro la blue tongue non abbia avuto efficacia, quantomeno contro il sierotipo uno, cioè quello all’origine dell’epidemia degli anni scorsi. Il sierotipo attuale, invece, è il quattro, ed è lo stesso che sta facendo gridare all’emergenza in questi giorni nell’Italia del Nord e nel Lazio. L’origine con tutta probabilità è quella, favorita dalle temperature per nulla rigide tali da permettere al moscerino culicoides, portatore della malattia, di sopravvivere in autunno inoltrato.

In queste ore l’assessorato alla Sanità sta dando vita a una ricognizione degli allevamenti di tutta l’isola per verificare se vi sia la presenza di ulteriori focolai oltre a Budoni e Lodè (anche se nel secondo caso si sarebbe in presenza di un cosiddetto animale sentinella). Solo in seguito si deciderà come avviare una nuova campagna di vaccinazione, e su quale scala, contro il nuovo sierotipo.

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