La Nuova Sardegna

Nuoro

l’iniziativa

La Pro loco ripropone la maschera dei Boves

La Pro loco ripropone la maschera dei Boves

NUORO. Tra le tante novità, che hanno intrattenuto i nuoresi ed i turisti durante Mastros in Nugoro, una di quelle che è riuscita a incuriosire maggiormente l’occhio del visitatore, è stata l’esposizi...

18 novembre 2016
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NUORO. Tra le tante novità, che hanno intrattenuto i nuoresi ed i turisti durante Mastros in Nugoro, una di quelle che è riuscita a incuriosire maggiormente l’occhio del visitatore, è stata l’esposizione delle maschere della tradizione carnevalesca nuorese avvenuta nella casa natale dello scultore Francesco Ciusa, nel quartiere storico di Santu Predu. Una novità assoluta all’interno del panorama culturale cittadino e isolano, dal momento che le caratteristiche maschere nuoresi mai erano state esposte al pubblico, risultando infatti sconosciute ai più.

L’esposizione, a cura della Pro loco di Nuoro, in collaborazione con l’Isre, ha avuto il merito di riaprire un dibattito, chiuso ormai da anni, sull’esistenza e la veridicità storica di questi antichi travestimenti, sui quali da sempre aleggia un’aria di mistero e di leggenda, che ha incuriosito i più giovani e destato una particolare volontà di approfondimento in tutte quelle generazioni che mai una volta hanno potuto vedere o sentire anche solo parlare dell’esistenza di una maschera tradizionale a Nuoro. Qualche ricordo sbiadito, della presenza di questa particolare tradizione, è rimasto vivo tra i più anziani, coadiuvato dalla legittimazione letteraria data dal Nobel nuorese Grazia Deledda. È lei, infatti, a raccontare e a descrivere i Boves, Su Turcu e A Gattu, queste le denominazioni degli arcaici travestimenti dalle fattezze apotropaiche. In uno dei suoi romanzi più celebri, “Elias Portolu” e nel suo volume dedicato alle tradizioni popolari nuoresi, la scrittrice racconta di come i giovani della città usassero agghindarsi per il carnevale, indossando il caratteristico zippone ed il corsetto femminile noto anche come pala a supra, allacciato al rovescio, cioè sul dorso; ricoprendo poi il capo sopra la maschera di cera, con dei fazzoletti colorati, i quali, ricordavano i tipici costumi orientali (da qui Su Turcu). Le donne, invece, più timorose e timide, usavano indossare due gonnelle scure, una allacciata al collo e una alla vita e con il capo, coperto da uno scialle, solevano riprodurre il verso tipico del felino.

Più caratteristica e più vicina alle tradizioni del carnevale barbaricino, la maschera dei Boves. Uomini aitanti indossavano una pesante maschera di legno di castagno dalle fattezze bovine, lunghe pelli ed i caratteristici campanacci che venivano fatti risuonare per le strade dalle particolari maschere che percorrevano le vie in sella ad un cavallo. Secondo le rare fonti, proveniente dalla memoria dei più anziani, le maschere sparirono dalla circolazione e dal carnevale nuorese, a causa di un fatto increscioso, secondo molti un delitto commesso con indosso la maschera taurina. (a.m.)

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