La Nuova Sardegna

Nuoro

L’antico rituale degli sposi chiude Mastros in Nugoro: un successo

di Valeria Gianoglio
L’antico rituale degli sposi chiude Mastros in Nugoro: un successo

Da Santu Predu alla chiesetta delle Grazie seguendo la tradizione di fine ’800. E per le vie del centro un vero bagno di folla: tra artigiani, folclore e prelibatezze

14 novembre 2016
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NUORO. Proprio come aveva descritto Grazia Deledda nel suo libro sulle tradizioni popolari nuoresi: nove “coricheddos”, i classici dolci di mandorle e miele a forma di cuore disposti in ogni cesto da distribuire per il tradizionale “cumbidu”, la bottiglia di vino senza tappo ma chiusa solo da un mazzolino di fiori di campo, i beneaguranti chicchi di grano, una coppia di bimbi che apre il corteo dei parenti tenendo tra le mani due candele e alcuni nastri bianchi. Poco dopo le 11.30 di ieri, davanti alla folla che si accalca all’ingresso del numero civico 16 di via Sulis, lo storico rione di Santu Predu nel pieno della tre giorni di colori, folk e sapori per “Mastros in Nugoro” è pronto ad accogliere la terza edizione del rito di Su Cojubiu nugoresu. E stavolta, nell’anno delle celebrazioni deleddiane, lo fa seguendo i rituali raccontati nei suoi libri dal premio Nobel nuorese.

Sono passate da poco le 10.30, quando, come da programma, la giovane che impersona la sposa nuorese doc, Fabiola Orgiana – che nella vita di tutti i giorni fa la pasticciera e ha un fidanzato che ieri ha assistito al finto matrimonio della sua amata – fa capolino dalla casa dove ha indossato il vestito da sposa e insieme a “sas accumpanzadoras”, due amiche vestite anch’esse da sposa, si incamminano verso il luogo prescelto per attendere lo sposo e i suoi parenti. Poco dopo, a qualche decina di metri di distanza, dalla casa dei Contrafforti, parte lo sposo, Giacomo Sulas, con i suoi accompagnatori.

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«Ma è un vero matrimonio?», chiedono i tantissimi turisti e curiosi assiepati lungo il percorso e giunti nel capoluogo barbaricino per l’edizione 2016 di “Mastros in Nugoro”. «No, signora, questa è solo la riproposizione dell’antico rituale del matrimonio nuorese», rispondono gli organizzatori: i componenti del gruppo di ballo Ortobene e lo staff dell’assessorato comunale al Turismo, con l’esperto Tino Basile che ha curato l’intero progetto.

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E così, ieri mattina, per la terza edizione dell’evento, le strade di Santu Predu hanno accolto ancora una volta due giovani sposi, un tripudio di costumi sardi, e un ricchissimo contorno di tradizioni ripescate dalle righe scritte da Grazia Deledda come “su presente”, il tradizionale dono che si porta alla sposa fatto di grano, mandorle, e una bottiglia di vino chiusa da un mazzetto di fiori di campo. E ci sono anche gli splendidi “coricheddos”, i dolci a forma di cuore, che la suocera inviava alla sposa. Per l’occasione li ha preparati con tanta cura una vera maestra di questa’arte: Ananìa Chironi. E proprio come aveva descritto il premio Nobel nuorese, il corteo del matrimonio che si dirige verso l’antico santuario delle Grazie è aperto da due bambini: ognuno stringe tra le mani una candela. Seguono gli sposi, e un folto gruppo di amici e ospiti arrivati anche dai paesi del circondario: Bitti, Orune e Oliena. Con una piccola, preziosa chicca: l’ospite con il costume di Bitti indossava “Sa copertedda”, il copricapo di orbace dipinto nel 1870 da Simone Manca di Mores. In tutta la Sardegna ne esistono solo due esemplari.

E mentre il rituale del matrimonio nuorese più autentico e antico completava il suo percorso tra le vie di Nuoro, tutt’intorno l’edizione 2016 di “Mastros” promossa dall’assessorato comunale al Turismo guidato da Marcello Seddone, toccava la sua giornata clou. E un bagno di folla invadeva le strade del centro.

Ma tra l’esibizione dei cori di Nuoro, la maestria dei tantissimi artigiani e hobbisti presenti, la riproposizione dei giochi della tradizione per i bambini, compresa una giostra a pedali da vero amarcord, gli affari migliori, anche ieri per tutto il giorno, li hanno fatti soprattutto i distributori dei piatti tipici, e da asporto, nuoresi: purpuzza, pane lentu, pane carasau e maiale arrosto. Il loro profumo, per tutto il giorno, ha accompagnato il percorso dei turisti e delle migliaia di presenti sino a tarda notte.

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