La Nuova Sardegna

Nuoro

«Piani di sviluppo? Una tela di Penelope»

di Pier Luigi Piredda
«Piani di sviluppo? Una tela di Penelope»

L’ex-sindaco Zidda sottolinea le criticità del territorio mettendo in evidenza la diffidenza nei confronti della Regione

23 ottobre 2016
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NUORO. Sindaco per dieci anni durante i quali Nuoro ha conosciuto un incredibile risveglio culturale, promotore di iniziative di altissimo livello, innamorato della sua città per la quale aveva programmato un lungimirante futuro, miseramente boicottato da una litigiosità politica senza senso e mirata solo all’occupazione delle poltrone, che ha fatto naufragare progetti già avviati e quasi cancellato Nuoro dal dibattito politico regionale. Mario Zidda è rimasto alla finestra per qualche anno, pur gravitando sempre all’interno del Partito Democratico, ma senza alcuni incarico, cercando anche di stimolare e ravvivare il confronto interno con una sua associazione. Inutilmente. E a quel punto si era ritirato in buon ordine, anche dopo la debacle del Pd in città e nel territorio. Ma la passione e l’amore per Nuoro l’hanno spinto a ritornare sulla scena. Senza polemiche, ma cercando di evidenziare i problemi che affliggono il Nuorese. Prendendo spunto dal recente convegno sulla Zone interne, organizzato dalla Confindustria e al quale era prsente anche il presidente della Regione, Francesco Pigliaru.

Infrastrutture. «L'Istituto Tagliacarne anno dopo anno ci posiziona fra le ultime aree del Paese quanto a intrastrutturazione – ha spiegato Mario Zidda –. Credo che questo possa essere considerato il punto principale che è all’origine della crisi delle zone interne. Doveroso l’apprezzamento per organizzatori, partecipanti istituzionali e operatori economici che hanno animato il dibattito, ma viene da chiedersi se, al di là degli intendimenti, questi incontri non stiano scivolando in una forma di ritualità, che lascia tutti con la bocca amara rispetto alle sempre maggiori speranze deluse. E viene da chiedersi se, nei decenni che trascorrono in questo continuo farsi e disfarsi dei nostri progetti di sviluppo, non si instauri, assieme a un senso di impotenza, anche una forma di diffidenza e di disistima latente fra gli attori del territorio, le rappresentanze istituzionali e il naturale interlocutore: la Regione.

Babele semantica. «Mentre apparentemente si parla la stessa lingua, si ha l’impressione di assistere a una babele semantica, in cui ciascuno attribuisce significati diversi e perfino vaghi a cose dette e ridette – ha sottolineato l’ex sindaco di Nuoro –. Così, se gli imprenditori pongono problemi legati alle condizioni poco competitive in cui sono costretti ad operare e le istituzioni locali denunciano le ben note carenze strutturali e infrastrutturali, la risposta è, come accaduto a Fonni, della “necessità di connessione” e “una visione strategica condivisa di quelle che altrimenti resterebbero rivendicazioni generiche”.

La politica. Come dire che la si butta in politica, perchè non saprei davvero come interpretare l’affermazione recente dei massimi esponenti della Regione: “la Sardegna è per l’80 per cento una grande zona interna”. Ne deriva che, tutto ciò che la Regione fa, è “azione politica anche e soprattutto per le Zone Interne”. E allora perché dirla con quel tono enfatico, di specialità che pare voler eludere la vera sostanza dei nodi irrisolti di questa parte di Sardegna.

Ritardi. «Certo – ha aggiunto Mario Zidda – l’80 per cento della Sardegna è zona interna perché condivide un ritardo di sviluppo. Ma non credo si possa dire a cuor leggero,quasi fosse una compensazione, che le azioni politiche di sistema determinino benefici uguali per tutte le aree sarde e che queste valgano ad affrontare le specifiche ragioni del ritardo. Non è una proposizione convincente. E non sarebbe, se non in minima parte, una risposta a quella rinascita mancata che sta spopolando paesi e città di questi territori – ha insistito il rapprsenante del Pd –. Senza dimenticare la vicenda del Parco del Gennargentu, con tutte le vischiosità e le ombre di una politica che non decide. E l’Università per la Sardegna Centrale? Persa fra ambizioni e frustrazioni e al cui proposito non si può tacere che stia scomparendo anche dalla lista delle priorità delle rivendicazioni strategiche. E ancora – ha aggiunto Zidda – Piani inconcludenti, strategie a metà, revoche e ripensamenti in corso d'opera.

La tela di Penelope. «Scuola forestale, Polo ambientale, Direzione forestale, sede operativa di Abbanoa, Polo culturale di valenza regionale sono tutte trame della “Tela di Penelope delle zone interne" per cui tutto diviene possibile, probabile, incerto, impossibile e comunque non pervenuto a compimento. In un contesto di sistematica rimozione, che è la vera unica drammatica certezza di tutti i nostri disillusi sogni di rinascita.Con la erre minuscola,come le nostre speranze»..

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