La Nuova Sardegna

Nuoro

Provincia, il futuro si decide a dicembre

di Francesco Pirisi
Provincia, il futuro si decide a dicembre

Il destino degli uffici di piazza Italia è legato al risultato del referendum confermativo della riforma costituzionale

11 ottobre 2016
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NUORO. A otto mesi dall’approvazione della legge regionale di riordino degli enti locali appare avvolta nelle nebbie l’articolazione istituzionale del Nuorese, quella per il dopo-provincia. L’ente intermedio nato nel ventennio fascista è appeso al filo del risultato del referendum confermativo della riforma costituzionale del 4 dicembre prossimo, la cui modifica ne ha previsto l’abrogazione. Il futuro è affidato all’Area vasta, «che avrà più poteri delle vecchie province», ha affermato Pier Sandro Scano, presidente dell’Anci Sardegna, l’associazione dei comuni, durante l’assemblea dei sindaci a Nuoro, nel marzo scorso.

Norma e buoni propositi a parte, la realtà è di una riforma bloccata nella fase attuativa, con un silenzio di mesi lungo la direttrice di Cagliari: «Non abbiamo alcuna informazione né contatti politici, a parte quelli con gli uffici competenti che sollecitiamo per una ripresa del percorso di riordino», afferma Andrea Soddu, sindaco di Nuoro. Il primo cittadino fornisce anche una lettura precisa sui motivi della sospensione delle operazioni: «La causa sta nella crisi interna al Partito democratico sardo. Si combattono tra loro con effetti negativi sugli impegni amministrativi della Regione, tra i quali i compiti di organizzazione istituzionale legati alla legge approvata a febbraio dall’assemblea di via Roma». Uno “stop” che tra la Baronia, il Nuorese e la Barbagia si aggiunge ai ritardi accumulati nel territorio. Proprio la riunione nuorese di fine inverno ha evidenziato la condizione di un’area che è divisa nelle intenzioni e nelle scelte possibili. Il comprensorio oggi della provincia, nelle previsioni della legge è stato accreditato di una città media (Nuoro), a cui è legata l’opportunità di creare una rete urbana, con le comunità che decideranno di farvi parte.

Sarà legittimata per una serie di funzioni amministrative delegate dalla Regione e alla programmazione dei propri servizi. L’alternativa, o comunque l’altro ente a cui assegnare compiti simili, è l’Unione dei comuni. La più grande tra queste sarà nei fatti proprio quella legata al capoluogo, da allargare o restringere sulla base delle scelte dei municipi. A marzo diverse posizioni sono emerse chiare. Così quelle di Orune, Orotelli e Ottana, pronti a entrare nella rete urbana con Nuoro e il circondario: «Un’aggregazione con 20, 22 comuni, non di più», è stata l’opzione del sindaco ottanese Franco Saba, e di Nannino Marteddu, nel giugno scorso riconfermato per il terzo mandato alla guida del paese di Orotelli. Soluzione in qualche modo orientata dalle stesse scelte dei comuni della Barbagia, determinati a continuare con la loro “unione” territoriale. Stesso discorso nei centri del Gennargentu, da Orgosolo, Fonni e sino a Desulo, anch’essi convinti dell’opportunità di aggregare difficoltà e opportunità specifiche della montagna, ma anche guardinghi rispetto alle scelte di Nuoro, sulle quali non manca una visione fatta di cautela e anche di diffidenza per via di quel ruolo di supremazia e accentramento di poteri e prerogative legati al nuovo assetto degli enti locali. Timore sul quale proprio il primo cittadino del capoluogo ha voluto dire la sua parola rassicurante: «Non vogliamo replicare il “cagliaricentrismo” in salsa nuorese».

Ragioni analoghe nella scelta di autonomia attraverso una propria unione dei comuni a Macomer e nei paesi che gli fanno da corona, su un fronte, così come si palesano del resto sul versante opposto, quello dell’area della Baronia. In questo caso con diverse certezze sul presente e dubbi da chiarire per il futuro, emersi nell’assemblea nuorese nelle parole di Roberto Tola, sindaco di Posada: «Le nostre unioni territoriali hanno lavorato bene. Prima di cambiare o spostarci aspettiamo i piani della Regione, le cui scelte per il momento le abbiamo solo subite».

Otto mesi dopo la legge e gli ultimi incontri una sintesi ancora da realizzare. Da Nuoro Andrea Soddu richiama alle sue responsabilità la Regione: «Deve riprendere il confronto con i comuni e i territori affinché si arrivi a delle conclusioni in tempi ragionevoli. I sindaci non possono sostituirsi all’amministrazione regionale, anche perché devono impegnare tempo ed energie ad amministrare le comunità. Dico questo senza dimenticare lo sforzo e la competenza messi in campo dall’assessore degli Enti locali, Cristiano Erriu».

Assieme a quello inviato a Cagliari, dal municipio del capoluogo nuorese anche un messaggio rivolto al territorio: «Il nostro comune è disponibile alle differenti soluzioni aggregative, da quella della rete urbana del circondario all’altra più ampia, corrispondente alla provincia. Credo tuttavia non si debba tralasciare un elemento di base: più l’ente territoriale è forte ed è esteso, e maggiori sono le possibilità di confrontarsi con la Regione, attraverso la quale le nostre istanze dovranno passare». La quadratura del cerchio tuttavia, più che su avvicinamenti prossimi tra i diversi campanili dovrebbe ottenersi nei passi successivi della riforma e nella previsione di un ente di “area vasta”, contenuto nella legge approvata a febbraio dal Consiglio regionale.

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