La Nuova Sardegna

Nuoro

Orani, un viaggio nel cuore della terra: visitatori in miniera

Storie di uomini, successi e sconfitte di un sogno economico Boom di presenze per l’escursione organizzata dalla Imifabi

29 settembre 2016
3 MINUTI DI LETTURA





ORANI. Ogni anno l’occasione si presenta per Autunno in Barbagia, ai ragazzi delle scuole questa possibilità è concessa in occasione del Mineral Day, evento che si svolge con cadenza biennale. La visita guidata alla miniera di sa Matta, uno dei siti minerari attivi nel territorio di Orani, è un’esperienza a metà strada tra la passeggiata ecologica e il viaggio nel tempo. Perché entrare in quello scorcio di terra, che trovi scendendo a Ottana sulla strada provinciale, riaccende la memoria, rimanda a una storia di persone, successi e di sconfitte, di ricordi di speranze svanite forse dietro un sogno economico. L’escursione organizzata dalla Imifabi, l’impresa titolare della concessione, inizia al mattino e ti porta nel cuore del talco, sa preda modde che da decenni ha segnato la vita della comunità oranese. Ad accogliere i visitatori il direttore Ionis Manfroi. Ci spiega che lo scenario che aveva trovato nel 2006 non c’è più. Oggi si parla di bonifiche e di attenzione all’ambiente. La multinazionale che opera anche in Valtellina, occupa una decina di lavoratori. Dopo la crisi del settore da alcuni anni l’estrazione è stata rilanciata, e il talco viene prelevato in quantità notevoli. Il talco è un silicato di magnesio molto fragile. Come le speranze di chi pensava che da sa preda modde si potesse realmente creare un indotto. «Invece – come ci spiega Davide Chelo, l’ingegnere minerario che ci accompagna nella pancia della miniera – i costi di trasporto sono elevati. Cerchiamo di stare sul mercato, di aumentare la forza lavoro ma siamo solo agli inizi». Il nuovo punto estrattivo di sa Matta è stato inaugurato due anni fa in occasione della festa di santa Barbara, la patrona dei minatori la cui statuetta campeggia all’ingresso della caverna che porta al punto più profondo. C’è chi lavora in Canada, chi in Australia, ora la multinazionale ha comprato anche una miniera in Brasile. C’è anche steatite a sa Matta? L’ingegnere dice: «Solo in minima parte, la vera ricchezza è il talco ma bisogna andare a pescarlo in profondità, e per farlo occorre pazienza. Non si può estrarlo tutti i giorni, perché bisogna avere il tempo di creare le protezioni in cemento per aprire nuovi varchi e garantire condizioni di sicurezza». Già la sicurezza! Per fare la visita occorre indossare il caschetto protettivo e la tuta catarifrangente perché durante la visita può caderti addosso dall’alto qualche sasso e i mezzi si spostano. Li vedi mentre perforano nel tunnel, scavano per tirar fuori il prezioso minerale. Lì dentro il buio è squarciato solo da qualche varco che serve a far entrare l’ossigeno e ad aiutare nell’orientamento. Ma come dicono gli operai, ogni miniera fa storia a sé, ognuna è diversa dall’altra. In quella in Valtellina devi lavorare in alto, qui invece anche se costa di più, devi scendere a fondo. E poco importa che il respiro sia più pesante. Davide viene da Oristano e ammette che la fatica per creare quel buco è stata tanta. Ma si guarda avanti, chissà al potenziale turistico di un posto come questo. Non serve tanto esplosivo per scalfire quelle rocce, tra il granito e il terreno il talco si sfalda più facilmente. Sa Matta è stata la casa degli oranesi per tanti anni, la speranza è che torni presto a essere un motivo di orgoglio. (pr.m.)

In Primo Piano
La polemica

Pro vita e aborto, nell’isola è allarme per le nuove norme

di Andrea Sini
Le nostre iniziative