La Nuova Sardegna

Nuoro

Calendario venatorio, è già polemica

di Francesco Pirisi
Calendario venatorio, è già polemica

Lallo Manca (Ucs): la Regione sarda è l’unica in Italia a non aver individuato gli ambiti territoriali. E ognuno va dove vuole

28 luglio 2016
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NUORO

I. l primo settembre apre in Sardegna la nuova stagione venatoria con la caccia alla tortora. E da domenica 6 novembre si parte con le battute al cinghiale, caccia grossa che andrà avanti fino al 29 gennaio 2017. Il calendario è stato deliberato dal Comitato faunistico regionale, presieduto dall’assessore all’Ambiente, Donatella Spano. Ma il calendario è segnato ancora dall’incertezza.

La protesta. E il grido di dolore verso la Regione parte dai caccaitori nuoresi. «La Regione Sardegna è l’unica, tra le 21 regioni italiane, a non avere messo in pratica la norma sugli Atc (Ambiti territoriali di caccia, ndr) – ha sottolineato Lallo Manca, dirigente dell’Ucs, Unione cacciatori della Sardegna, una sorta di mostro sacro della caccia e punto di riferimento di tutti gli appassionati del Nuorese e non solo –. Si naviga a vista e nell’incertezza. Tant’è che anche nell’ultima occasione il calendario non è stato decretato, come vuole la regola, ma direttamente deliberato. Proprio per superare i limiti della non osservanza della legge nazionale».

La legge. A che cosa si riferisce Lallo Manca? La Regione sarda non ha ancora attuato la legge quadro nazionale sull’attività faunistica e venatoria del 1992, a iniziare da quella parte che prevede la creazione degli ambiti territoriali di caccia. Questione sulla quale pesa la posizione differente della associazioni venatorie dei vari territori, divise tra la scelta di un ambito unico o la ripartizione dell’isola in ambiti provinciali. Per i 40mila cacciatori sardi impegnati nelle battute al cinghiale anche l’obbligo di attenersi agli adempimenti per l’eradicazione della peste suina africana, decisi dall’Unità di progetto della Regione.

Prima il calendario. Quattro mesi di caccia, con la pre-apertura alla tortora, con due giornate intere il 1 e 4 settembre. Prima dell’avvio definitivo il 25 settembre, con le due mezze giornate assegnate per cacciare pernici e lepri, la cosiddetta “nobile stanziale”. L’ultima domenica di settembre apertura anche per la caccia a coniglio, quaglia, merlo, tordo e beccaccia, insieme alla selvaggina acquatica, a iniziare dal germano reale. Si può sparare il colombaccio dal 2 ottobre, con una prima mezza giornata di apertura, e poi in maniera ininterrotta sino a febbraio, quando la stagione venatoria volgerà all’epilogo. In mezzo i tre mesi della caccia grossa.

Il parere. Il giudizio di Lallo Manca, dirigente nuorese dell’Ucs, l’Unione cacciatori di Sardegna: «Ci sono pregi e i difetti. L’errore, ancora una volta, è di non avere deciso il blocco della caccia a pernici e lepri. Si tratta di specie presenti in numero scarso, anche perché uova e nidiate sono preda di volpi, cani e gatti. C’è però la parte dei cacciatori, in particolare del sud dell’isola, che spinge in senso contrario».

Salvaguardia. Il Comitato faunistico provinciale ha proposto di avere con un occhio attento alla tutela ambientale e alla sopravvivenza delle specie selvatiche. Comitato ripartito dopo un anno di interruzione, con la scelta per la presidenza di Lallo Manca. Che spiega: «Il limite è quello di scrivere un calendario senza un preventivo censimento delle specie presenti nel territorio, con un’attenzione specifica per quelle a rischio di estinzione».

Esperimenti. Operazione necessaria, anche se non facile, come conferma lo stesso dirigente nuorese. Lallo Manca ricorda l’esperimento nell’autogestita di Irgoli, affidato a due agronomi. «Alla fine risultati parziali, sulla presenza delle pernici. Credo per i limiti dei metodi utilizzati: perché va bene la prova del canto, ma non si può fare a meno dal portarsi dietro i cani da ferma, così come verificare la presenza e il numero delle fontane, dove la pernice va ad abbeverarsi». Sul calendario anche il pensiero di Bernardo Obinu, cacciatore della bassa Baronia: «Non è soddisfacente. Lo si fa a sentimento, senza la necessaria ponderazione della realtà».

La denuncia. Tra i vizi d’origine, lo stallo in cui è finito il Piano faunistico regionale e la mancata istituzione degli Atc, Ambiti territoriali di caccia, previsti dalla legge nazionale 157 del 1992, in ossequio della Direttiva uccelli della Cee, del 1979. Un organismo chiamato a governare per creare armonia tra caccia e conservazione della natura. Il maggior pregio quello di legare ogni cacciatore a un ambito territoriale, con la responsabilità di tutelarlo.

L’accusa. Da Nuoro l’accusa alle associazioni del sud dell’isola, per le quali l’ideale è un unico ambito territoriale di caccia, in maniera di potersi spostare senza limiti. «Il patto tra cacciatore e territorio può essere fatto soltanto con la definizione di confini – ha concluso Lallo Manca –. Sarà il cacciatore a scegliere a quale ambito collegarsi. Attenueando anche il conflitto con gli agricoltori, che spesso denunciano danneggiamenti da parte di chi va a cacciare nei loro poderi».

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